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300 DEL TRIONFO

Allora in quella parte onde ’l suon venne
     Gli occhi languidi volgo, e veggio quella
     Che amò noi, me sospinse e te ritenne.
Riconobbila al volto e a la favella,
     65Che spesso ha già ’l mio cor racconsolato,
     Or grave e saggia, allor onesta e bella.
E quando io fui nel mio più bello stato,
     Ne l’età mia pia verde, a te più cara,
     Ch’a dire et a pensare a molti ha dato,
70Mi fu la vita poco men ch’amara
     A rispetto di quella mansueta
     E dolce morte ch’a’ mortali è rara;
Ché ’n tutto quel mio passo er’io più lieta
     Che qual d’esilio al dolce albergo riede;
     75Se non che mi stringea di te sol pieta. -
- Deh, madonna, - diss’io - per quella fede
     Che vi fu, credo, al tempo manifesta,
     Or più nel volto di chi tutto vede,
Creovvi Amor pensier mai ne la testa
     80D’aver pietà del mio lungo martire,
     Non lasciando vostr’alta impresa onesta?
Che’ vostri dolci sdegni e le dolci ire,
     Le dolci paci ne’ belli occhi scritte,
     Tenner molti anni in dubbio il mio desire. -
85A pena ebb’io queste parole ditte,
     Ch’io vidi lampeggiar quel dolce riso
     Ch’un sol fu già di mie virtuti afflitte.
Poi disse sospirando: - Mai diviso
     Da te non fu ’l mio cor, né già mai fia;
     90Ma temprai la tua fiamma col mio viso,
Perché a salvar te e me null’altra via
     Era e la nostra giovenetta fama;
     Né per ferza è però madre men pia.
Quante volte diss’io meco: «Questi ama,
     95Anzi arde: or si conven ch’a ciò provveggia,
     E mal pò provveder chi teme o brama.