Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/413

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330 GIUNTA

Vidi duo Paoli, e ’l buon Marco Marcello
Che ’n fu riva di Pò, preflo a Capeggio
Uccise con sua mano il gran ribello.
E volgendomi indietro ancora veggio
I primi quattro buon ch’ebbero in Roma
Primo, fecondo, terzo, e quarto seggio
E Cincinnato con la inculta chioma,
E ’1 gran Rutilian col chiaro sdegno,
E Metello orbo con sua nobil foma.
Regolo Attilio sì di laude degno,
Evincendo, e morendo; ed Appio cieco
Che Pirro fè di veder Roma indegno:
Ed un’altro Appio spron del pòpol seco
Duo Fulvii, e Malio Volsco;e quel Flamin
Che vinse, e liberò ’l paese Greco.
Ivi fra gli altri tinto era Virginio
Del sangue di sua figlia; ondeaque’di
Tiranni tolto fu l’empio dominio
E larghi di lor sangue eran tre Deci;
E i duo gran Scipion, che Spagna oppresse
E Marzio che sostenne ambo lor veci:
E, come a’ suoi ciascun par che s’appresse
L’Asiatico era ivi, e quel perfetto
Ch’ottimo so!o il buon senato elesse.
E Lelio a’ fuoi Cornei; era ristretto ;
Non cosi quel Metello al qual’arrise
Tanto fortuna, che Felice è detto:
Parean vivendo lor menti divise,
Morendo ricongiunte; e feco il padre
Era, e’1 fuo feme, che fottera il mife.
Vefpafian poi alle fpalle quadre
Il riconobbi 5 aguifa d’uomche ponta
Con Tito suo dell’opre alte, e leggiadre
Domizian non v' era: ond’ira, ed onta
Avea; ma la famiglia che per varco
D’adozione al grande imperio monta,