Pagina:Le rivelazioni impunitarie di Costanza Vaccari-Diotallevi.djvu/44

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pacatezza d’animo che i giudici debbono recare nei giudizii, il S. tribunale infastidito di una discussione molesta soggiunge: «Ma checchè sia di ciò, col tenersi occulto il nome di costui ne discapita più, la giustizia che l’imputato, il quale per tal modo può giovarsi di tutte le ipotesi possibili nel senso più lato e favorevole a sè stesso, circa le qualità personali ed interesse a mentire, supponibile in colui, mentre la giustizia si trova nella condizione di doverle tutte subire.» Stupende davvero!! Quei signori reverendissimi si ricordano bene di essere una emanazione diretta di Sua Santità il papa, di cui si dice, e sta scritto nei trattati di diritto Canonico, che potest facere de albo nigrum, de quadrato rotundum, cioè ridersi sgangheratamente del senso comune e di chi ci crede 1 nostri revendissimi ed illustrissimi pro tribunali sedmtes Deum præ oculis habentes, Divino Spiritu afflati, avranno essi potuto vedere ed intendere come possano farsi delle ipotesi circa le qualità personali ed interesse a mentire relativamente a persona ignota; ma chi è tanto imbecille da credere al senso comune, per Dio, non l’intende e non l’intenderà giammai!

Le notizie pertanto ed i documenti relativi del cavalieri Lodovico Fausti poggiano unicamente sull’assertiva gratuita di Costanza Diotallevi come spia, e di Antonio Diotallevi testimone di quanto la fida e degna consorte immediatamente gli confidava. Ma soggiungendo la Sentenza, essersi data fede non al detto di costoro, sì alle prove ed alle verificazioni che somministrarono, è dunque necessario seguire la Sentenza nell’esame di queste prove, di queste verificazioni. Fra le prove figurano principalmente le lettere che vuolsi essere state scritte e spedite per la posta dal Fausti al cavalier Luigi Mastricola R. Sotto-Prefetto a Rieti. E qui tosto alla mente di ogni uomo del più comune buon senso si para dinanzi l’assurdo che un uomo sì accorto quale si pretende dal Fisco essere il Fausti, che vecchio ed attivo liberale fin dal 1831 aveva non ostante saputo ascondersi con arte sì sopraffina da essere riputato, dal Governo pontificio e da chiunque abbia avuto occasione