Pagina:Le rivelazioni impunitarie di Costanza Vaccari-Diotallevi.djvu/48

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Però i difensori ad ogni costo officiali ed officiosi di tutto ciò che fa il Governo pontificio potrebbero dire a buon diritto che l’inverosimile non è impossibile, e che a fronte del fatto cade ogni ragione d’inverosimiglianza, di assurdità morale. Sia pure stata una di quelle aberrazioni mentali che accompagnano per lo più tutti i delitti: ma è un fatto la corrispondenza, una volta che le lettere esistono. Quanto ai principii, questo raziocinio non ammette replica; e se il Tribunale della Sacra Consulta, spinto e tormentato dalla mala coscienza, non si fosse trovato trascinato ad ingaggiare col senso morale pubblico, un’appassionata discussione, avrebbe fatto bene a seguirlo, risparmiandosi una parte almeno di quelle tante corbellerie che renderanno imperitura la sua Sentenza.

Esistono le lettere, esiste dunque la corrispondenza. Veramente questo fatto è un fatto assai incompleto, poichè se si hanno in atti le lettere che il Fausti avrebbe scritto al Mastricola, non si hanno però quelle che il Mastricola avrebbe dovuto necessariamente inviare al Fausti. La Sentenza a pagine 43, dice a questo proposito, che il Mastricola per la sua posizione doveva porre in uso cautele anche, maggiori del Fausti; che d’altronde non aveva bisogno di servirsi del mezzo postale, perchè non mancavano a lui in Roma, ove ha estese relazioni e strettissime attinenze, altri mezzi intermedii per far giungere con più sicurezza al partito i suoi intendimenti. — Dopo aver notato come la Sentenza vada sempre innanzi a furia d’ipotesi, che, appunto perchè tali, possono sussistere e non sussistere,, aggiungiamo sembrarci di trovare in contradizione i Reverendi Monsignori con quanto avevano precedentemente detto per provare la bontà del mezzo postale. Se questo mezzo era buono pel Fausti, che pure doveva scrivere a persona ribelle ed invisa al governo pontificio, doveva essere eccellente pel Mastricola, le cui lettere sarebbero state dirette al Fausti che sino al 22 febbraio 1863 aveva goduto fama non dubbia di papalino ferventissimo e la piena fiducia dei governanti. Aggiungasi che il Fausti come spedizioniere, come uomo di affari, riceveva ogni giorno più lettere da ogni parte, le quali nella loro