Pagina:Leibniz - La Monadologia, 1856.djvu/36

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le anime ordinarie e gli spiriti, di cui ho già notato una parte, è ancora questa che le anime in generale sono specchi viventi o immagini dell’universo delle creature, laddove gli spiriti sono ancora immagini della divinità stessa, o dell’autore stesso della natura, capaci di conoscere il sistema dell’universo, e d’imitarne qualche cosa per mostre architettoniche, essendo ciascuno spirito come una piccola divinità nel suo ordine.

84. E di quindi è che gli spiriti sono capaci d’entrare in una specie di società con Dio, e che egli è per rispetto di loro non solamente ciò che un inventore è rispetto alla sua macchina (come Dio lo è per relazione alle altre creature), ma ancora quello che è un principe verso i suoi soggetti, ed un padre verso i figliuoli.

85. Da ciò e agevole concludere che l’insieme di tutti gli spiriti deve comporre la città di Dio, cioè a dire il più perfetto stato che sia possibile sotto il più perfetto de’ monarchi.

86. Questa città di Dio, questa monarchia veramente universale è un mondo morale nel mondo naturale: ed è ciò, che vi è di più elevato e di più divino nelle opere di Dio: è in essa che consiste veramente la gloria di Dio, poichè non ve ne sarebbe punto, se la sua grandezza e la sua bontà non fossero conosciute e ammirate dagli spiriti. In tal guisa per riguardo a questa città divina si manifesta propriamente la bontà; mentre la sua saggezza, e la sua potenza si mostrano dappertutto (1).

  1. Questa città di Dio indicata da Leibniz, in cui l’umana generazione vivrà interamente sotto il governo di Dio e le sue leggi divine, è lo scopo degli ardenti desi-