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i. — verità di ragione e di fatto 11

realtà del mondo nel suo concreto divenire. Si potrebbe dire che le verità di ragione costituiscono l'ordine necessario di relazioni, di rapporti entro cui tutte le cose avvengono, quasi la cornice, la forma della realtà: e le verità di fatto il contenuto, la realtà stessa in tutti i suoi particolari. E infatti, le verità di ragione vengono da Leibniz concepite piuttosto come relazioni che come cose, il che egli esprime col dire che le verità di ragione, necessarie, ci dànno la sola possibilità delle cose, che non implica ancora affatto la loro realtà effettiva.

Infatti, se ogni possibile, e tutto ciò che ci si può immaginare (anche se assolutamente biasimevole) dovesse avvenire un giorno, se ogni favola o finzione fosse stata o dovesse divenire storia effettiva, in tal caso non vi sarebbe null'altro che la necessità e non vi sarebbe nè scelta nè provvidenza.

(Polemica pubblicata nel Journal des Savants, 1697, G. IV, 341).


Questo mondo delle possibilità, datoci dalle verità di ragione, può assumere infiniti aspetti, conformarsi in infinite guise, che rappresentano tutte le forme in cui potrebbe manifestarsi la realtà; la quale poi concretamente si manifesta in una sola di esse. Ciò che noi vediamo e sperimentiamo è la realtà di fatto, che si svolge e manifesta entro l'ambito segnatole dai principi della ragione (infatti qualsiasi fatto concreto non potrebbe derogare al principio di non contradizione). Tali principi però potrebbero inquadrare infinite altre forme di realtà, diverse da quella di questo mondo, concretamente esistente. È questo il principio dell'infinità dei mondi possibili, cioè dell'infinità delle possibilità che sono racchiuse nelle verità di ragione, schemi logici necessari entro cui si svolge ogni e qualsiasi realtà.

Quando dico che vi è un'infinità di mondi possibili, intendo che non implichino contradizione, così come si possono fare romanzi che non si effettueranno mai e che sono tuttavia possibili. Per essere possibile basta che una cosa sia intelligibile.

(Lettera al Bourguet, 1712, G. III, 558).


È chiaro quale sia un'idea vera e quale falsa. Vera è un'idea, quando la nozione ne è possibile, falsa quando