Pagina:Leila (Fogazzaro).djvu/18

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6 CAPITOLO PRIMO

silenzio. Il padrone le piantò in viso quel suo sguardo investigatore che le dava i brividi. Ella si confuse. Invece di negare ancora, disse che non ricordava.

«E dove avete trovata l’acqua?» riprese il signor Marcello, tranquillamente.

Teresina ne aveva preso un bicchiere nell’attigua camera da letto di lui, al rubinetto del lavabo. Capì che, dicendolo, veniva ad ammettere una tal quale durata di quel dubbio sonno, non trovò lì per lì bugie opportune, rispose la verità, ma col tono incerto di chi la mette fuori a malincuore. Il signor Marcello la guardò ancora un poco, disse dolcemente:

«Andate pure, cara. E quando arriverà il signor Alberti, avvertitemi.»

Teresina uscì, tutta sgomentata, senza saper perchè, di quella gran dolcezza. Era la terza volta, in ventidue anni che il padrone le diceva «cara». Gliel’aveva detto la prima volta, con indifferenza, salutandola quando si era presentata per entrare al suo servizio. Gliel’aveva detto la seconda volta, con un impeto di commozione, quando gli era morto l’unico figliuolo, Andrea, ringraziandola dell’assistenza che gli aveva fatta insieme a lui, la madre essendo inferma del male che la uccise un anno e mezzo più tardi. La dolcezza tranquilla del terzo «cara» era una cosa nuova.

Rimasto solo, il signor Marcello si alzò lentamente in piedi, pallido. Voltosi alla grande finestra, giunse le mani in atto di preghiera, guardando il cielo tenebroso sul Torraro, sulla folla dei grandi castagni scendenti per la costa di Lago di Velo al burrone del Posina. Le sue labbra non si mossero; parlarono gli occhi gravi, solenni, riverenti. Egli toccava i settantadue anni come