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CONTRO IL MONDO E CONTRO L'AMORE 311

rilesse il solo passo: «Oggi la mia pericolosa inclinazione...» fino alle parole «sentimento e senso in un palpito unico» sulle quali si fermò, tremante, ansante, fatta carne di quelle parole. E se le appressò, combattendo contro avverse onde di orgoglio, alle labbra, che vi posò semiaperte, per un tocco lieve, per il principio di un bacio, cui non si umiliò a compiere. Le rilesse ancora, vi tenne fissi gli occhi fino a che tutto il resto della lettera le diventò nebbia e niente, intorno a un centro di lume e vita. Non lesse altro, si svestì, si pose la lettera sotto il guanciale, si coricò, non felice, non dolente, non temendo, non sperando, non pensando, tutta nel senso delle parole che premeva colla guancia, nel senso che il tempo si fosse arrestato e con esso tutti i moti delle cose tranne il suo anelito. Verso l’alba si assopì per cinque minuti. Sognò un caos di figure agitate nell’aria, cui ella si mescolava volando, trepida per l’orrore di una corrente bruna, in profondo, sulla quale i volanti erano sospesi. La corrente bruna pareva il canale dove si era proposta di morire, fatto immensamente più largo. Credette a un tratto piombar per l’aria e si svegliò. Ritornatale la coscienza, mise la mano alla lettera. Nel richiamarsene le parole sentì punte di inquietudini non avvertite prima del sonno, presentimenti angosciosi di un prossimo spegnersi dell’amore ancora vivo di Alberti. Accese la luce e, postasi a sedere sul letto, studiò lungamente, parola per parola, le frasi più spiacenti. Il suo orgoglio risorse in forma di sdegno e anche di ambita vittoria sopra i disprezzi e gli avversi propositi del signor Alberti. Quindi prese a leggere per intero, dal principio, la lettera, in tanta parte appena corsa collo sguardo. Diceva: