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UNA GOCCIA DI SANGUE PATERNO 377

disse che per parte sua non aveva fatto difficoltà perchè non intendeva imporsi in alcun modo a sua figlia, ma che temeva si tendesse a mettere la ragazza sopra una via che a lui non piaceva niente affatto. Il suo desiderio era di trovare a Lelia un buon marito. Gli avrebbe consegnata la sostanza, sarebbe ritornato a Padova, alle sue vecchie abitudini. Gli occorreva di conoscere le inclinazioni della ragazza. Buona persona, la Fantuzzo. Santa persona, l’arciprete. Se Lelia fosse veramente chiamata a diventar santa anche lei, oh Dio, si dovrebbe piegarsi alla volontà del Signore; ma se invece fosse chiamata a restar nel mondo, il suo dovere paterno sarebbe di vegliare su questi pellegrinaggi e queste visite a monache.

«Me capissela?» conchiuse il sior Momi. Egli aveva molto battute le palpebre durante la sua orazione artificiosa, ma senza prendere l’aria cretina che prendeva parlando cogli eguali.

«Senta» disse Teresina, «Ella può permettere alla signorina Lelia di andarne a visitare anche cento dei conventi di monache. Non gh’è pericol no. E se andrà a fare le sue devozioni a Monte Berico, sarà una bella cosa.»

«Ah ben, po!» esclamò stupefatta nell’apprendere più tardi, che Lelia aveva accettato di partire fra due giorni, colla siora Bettina, per Monte Berico e Castelletto. Anche il sior Momi parve sorpreso. Mandò all’arciprete, al cappellano e alla Fantuzzo un invito a pranzo per l’indomani. La sera, prima di ritirarsi, pregò Lelia timidamente, rispettosamente, di trattenersi un poco a parlare con lui. Le parlò sottovoce, le fece intendere con qualche tocco serio e qualche «aho aho» mescolati alla rinfusa che forse i preti di Velo e la Fan-