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a 345] trattato della pittura - parte terza 119

per il gran moto che ha l’uomo nel suo piegarsi e distendersi con simile muscolo, il quale, se fosse d’un pezzo, farebbe troppa varietà nel suo dilatarsi e restringersi, nel piegarsi e distendersi dell’uomo e fa maggior bellezza nell’uomo aver poca varietà di tal muscolo nelle sue azioni, imperocchè se il muscolo si ha da distendere nove dita, ed altrettante poi ritirarsi, ne tocca tre dita per ciascun muscolo, le quali fanno poca varietà nella loro figura e poco deformano la bellezza del corpo.


342. Dell’ultimo svoltamento che può far l’uomo nel vedersi a dietro.

L’ultimo svoltamento dell’uomo sarà nel dimostrarsi le calcagne in faccia,1 ed il viso in faccia; ma questo non si farà senza difficoltà, se non si piega la gamba ed abbassisi2 la spalla che guarda la nuca; e la causa di tale svoltamento sarà dimostrata nella notomia, e quali muscoli primi ed ultimi si muovano.


343. Quanto si può avvicinare l’un braccio con l’altro di dietro.

Delle braccia che si mandano di dietro, le gomita non si faranno mai più vicine, che le più lunghe dita passino le gomita dell’opposita mano, cioè che l’ultima vicinità che aver possano le gomita dietro alle reni sarà quanto è lo spazio che è dal suo gomito all’estremo del maggior dito della mano. Queste braccia fanno un quadrato perfetto.


344. Quanto si possano traversare le braccia sopra il petto, e che le gomita vengano nel mezzo del petto.

Queste gomita con le spalle e le braccia fanno un triangolo equilatero.


345. Dell’apparecchio della forza nell’uomo che vuol generare gran percussione.

Quando l’uomo si dispone alla creazione del moto con la forza, esso si piega e torce quanto può nel moto contrario a quello dove vuol generare la percussione,

  1. Nell’edizione romana, 1817: «indietro».
  2. L’edizione viennese, ricostruendo, sulle tracce del Poussin, la figura in modo da renderla più corrispondente alla dizione del codice, propone la variante: «alzisi».