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a 468] trattato della pittura - parte terza 155

meno evidenti, quanto i gruppi del fumo sono più densi; e tanto più son bianchi, quanto sono più vicini al principio, e più azzurri inverso il fine.

Il fuoco parrà tanto più scuro, quanto maggior somma di fumo s’interporrà infra l’occhio ed esso fuoco.

Dove il fumo è più remoto, le cose sono da esso meno occupate.

Fa il paese con fumo ad uso di spessa nebbia, nella quale si vedano fumi in diversi luoghi con le loro fiamme ne’ principî illuminatrici delle più dense globulenze d’essi fumi; ed i monti più alti, più sieno evidenti che le loro radici, come fare si vede nelle nebbie.1


466. Pittura.

La superficie di ogni opaco partecipa del colore del suo obietto, e tanto più, quanto tal superficie si avvicina a maggior bianchezza.

La superficie d’ogni opaco partecipa del colore del mezzo trasparente interposto infra l’occhio ed essa superficie: e tanto più, quanto esso mezzo è più denso, o con maggiore spazio s’interpone infra l’occhio e la detta superficie.

I termini de’ corpi opachi saranno meno noti quanto saranno più distanti dall’occhio che li vede.


467. Della parte del corpo opaco.

Quella parte del corpo opaco sarà più ombrata o illuminata, che sarà più vicina all’ombroso che l’oscura, o al luminoso che l’illumina.

La superficie d’ogni corpo opaco partecipa del colore del suo obietto, ma con tanto maggiore o minore impressione quanto esso obietto è più vicino o remoto, o di maggiore o minor potenza.

Le cose vedute infra il lume e le ombre si dimostreranno di maggior rilievo che quelle che sono nel lume o nelle ombre.


468. Precetto di pittura.

Quando tu farai nelle lunghe distanze le cose cognite e spedite, esse cose non distanti ma propinque si dimostreranno. Adunque, nella tua imitazione fa che le cose abbiano quella parte della cognizione che mostrano le distanze; e se la cosa che ti sta per obietto sarà di termini confusi e dubbiosi, ancora tu farai il simile nel tuo simulacro.

  1. Nota nel codice: «Era sotto di questo capitolo un rompimento di montagna, per dentro delle quali rotture scherzavano fiamme di fuoco, disegnate di penna ed ombrate di acquarella, da vedere cosa mirabile e viva».