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vita di leonardo da vinci ix

infine riusciva questo modo tanto tinto, che non vi rimanendo chiaro, avevon più forma di cose fatte per contraffare una notte, che una finezza del lume del dì: ma tutto era per cercare di dare maggior rilievo, di trovar il fine e la perfezione dell’arte. Piacevagli tanto quando egli vedeva certe teste bizzarre, o con barbe o con capegli degli uomini naturali, che arebbe seguitato uno che gli fussi piaciuto, un giorno intero; e se lo metteva talmente nella idea, che poi arrivato a casa lo disegnava come se l’avesse avuto presente. Di questa sorte se ne vede molte teste e di femine e di maschi, e n’ho io disegnate parecchie di sua mano con la penna nel nostro Libro de’ disegni tante volte citato;1 come fu quella di Amerigo Vespucci, ch’è una testa di vecchio bellissima, disegnata di carbone, e parimenti quella di Scaramuccia capitano de’ Zingani, che poi ebbe2 messer Donato Valdambrini di Arezzo, canonico di San Lorenzo, lassatagli dal Giambullari.3 Cominciò una tavola della Adorazione de’ Magi, che v’è su molte cose belle, massime di teste; la quale era in casa d’Amerigo Benci dirimpetto alla loggia de’ Peruzzi, la quale anche ella rimase imperfetta come l’altre cose sua.4

Avvenne che morto Giovan Galeazzo duca di Milano, e creato Lodovico Sforza nel grado medesimo l’anno 1494, fu condotto a Milano con gran riputazione

  1. Vedi nella parte seconda del Commentario la descrizione dei disegni del Vinci che sono nella raccolta della galleria di Firenze.
  2. * Questo ebbe, voluto dal senso, manca nella seconda edizione, per difetto di stampa.
  3. Non si sa dove oggi si trovino questi disegni. Nel museo Britannico ve ne ha parecchi di consimili. Una testa virile di profilo, bianca e nera su carta turchina, e la stessa veduta di faccia, eseguita con matita e biacca su carta del medesimo colore. Due fogli di caricature tratteggiate di penna, ecc. (Vedi Passavant, Viaggio artistico, pag. 225). Un buon numero delle sue caricature è stato inciso nelle Variae figurae et probe artem picturae incipiendae juventuti utiles, a Wenceslao Hollar Boh., aq. f. aere inc. anno 1745, xiv fol. c. tit. (dai disegni posseduti dal conte d’Arundel); Variae figurae monstruosae a Leon. da Vinci delineatae, aere inc. a Jacobo Sandrart, Ratisbonae, 1654, in-4o; Recueil des Tètes de caractère et de charge, dessinèes par Léonard de Vinci fiorentin, et gravées par le C.[omte] de C.[aylus], 1730, in-4o. Queste ultime furono incise di bel nuovo da G. A. P. in Augusta, in-fol. Se ne trovano anche nelle collezioni del Gerli e del Chamberlain. I nomi delle persone, scritti in dialetto milanese, dimostrano che Leonardo disegnò queste caricature dal vivo, e propriamente in Milano. Narra il Lomazzo, Trattato della pittura, lib. II, cap. 1, che volendo una volta Leonardo «fare un quadro di alcuni contadini che avessero a ridere (tutto che non lo facesse poi, ma solamente lo disegnasse), scelse certi uomini quali giudicò a suo proposito, ed avendoglisi fatti familiari, col mezzo di alcuni suoi amici gli fece un convito; ed egli sedendogli appresso, si pose a raccontare le più pazze e ridicole cose del mondo, che gli fece, quantunque non sapessero di che, ridere alla smascellata. Donde egli osservando diligentissimamente tutti i loro gesti con quei detti ridicoli che facevano, impresse nella mente; e poi, dopo che furono partiti, si ritirò in camera, ed ivi perfettamente li disegnò, in tal modo che non movevano meno essi a riso i riguardanti, che si avessero mosso loro le novelle di Leonardo nel convito».
  4. Si conserva adesso nella Tribuna della R. galleria di Firenze. Il disegno inciso trovasi nell’opera sopra citata (nota 13) serie I, t. II, tav. lxxxviii. † Noi crediamo che questa tavola dell’Adorazione dei Magi sia quella commessa a Leonardo nel marzo del 1481 dai monaci di San Donato a Scopeto fuori di Firenze per l’altare maggiore della loro chiesa, al prezzo di 300 fiorini d’oro. Ed in questa opinione ci conferma il vedere che il medesimo soggetto dipinse Filippino Lippi nella tavola che per quello stesso altare gli fu allogata sedici anni dopo: e che oggi è nella galleria predetta. Ebbe Leonardo ancora a dipingere dai Signori e Collegi con deliberazione del 1o di gennaio 1478 la tavola della cappella di San Bernardo nel palazzo pubblico, la quale otto giorni innanzi essi avevano allogata a Pietro del Pollaiolo, e poi toltagli, senza che se ne sappia la cagione. Ma Leonardo, sebbene da un pagamento di 25 fiorini fattogli per questo conto si mostrerebbe che avessela cominciata, non la fece poi altrimenti, restandone solamente il cartone, secondo il quale Filippino dipinse nel 1485 la tavola con Nostra Donna, e varî santi, che si vede
L. da Vinci — Trattato della pittura. b