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sua indifferenza di scienziato, si legga la descrizione che Egli fa della sezione cadaverica del vecchio centenario che aveva assistito nell’Ospedale di Santa Maria Nova. Ma — ripeto — e negli altri casi?

Numerose sono le conoscenze e le amicizie che Egli rammenta nei suoi manoscritti, ma quasi tutte hanno un carattere spiccatamente intellettuale. Pare che lo interessino non gli uomini, ma solamente le discussioni filosofiche, scientifiche, artistiche, il prestito d’un libro desiderato, la spiegazione d’un teorema. Pure, Egli che nelle pitture e negli schizzi si rivela acuto osservatore dell’espressione dei sentimenti, doveva essere profondo conoscitore dell’anima dei suoi amici!

Le favole, i motti, le facezie e più di tutto le caricature lo mostrano ironico di fronte al genere umano; in Lui non la solitudine selvaggia, l’ira irruente, la tetraggine disperata di Michelangiolo, nonostante la visione amara, spesso pessimistica del mondo, di cui parleremo tra breve.

Coi fratelli si mantiene in buone relazioni anche dopo che hanno tentato di togliergli l’eredità; annota senza collera, anzi quasi con l’interesse che desta una cosa curiosa, le bricconate del servo Giacomo; protesta, ma calmo, contro le prepotenze di Giovanni degli Specchi; trova, finalmente, un accento di dolore più che d’indignazione contro quest’ultimo solo quando, per opera delle sue maldicenze e istigazioni, il Papa gli proibisce l’anatomia, e l’amara ironica invettiva solo quando gli studenti coi loro schiammazzi interrompono e impediscono le sezioni cadaveriche: non gl’interessi materiali riu-