Pagina:Leonardo prosatore.djvu/201

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tu te inganni, perchè in qualunque distanza tu ti finga la tua figura, essa è sempre finita in quel grado ch’ella si trova, ancora che in longa distanzia si perda la notizia delli suoi termini, e non manca per questo che non si veda un finito fumoso e non termini e profilamenti spediti e crudi. Adonque è da concludere che quella opera alla quale si pò avvicinare l’occhio del suo risguardatore, che tutte le parte d’essa pittura sieno finite nelli suoi gradi con somma deligenzia; e oltra di questo le prime sieno terminate di termini noti e espediti dal suo campo, e quelle più distanti sieno ben finite, ma di termini più fumosi, cioè più confusi, o voi dire men noti; alle più distanti successivamente osservare quel ch’è ditto di sopra, cioè li termini men noti, e poi le membra, e infine il tutto men noto di figura e di colore.

Del modo dello imparare bene a comporre
insieme le figure nelle storie.

Quando tu arai imparato bene la Prospettiva, e arai a mente tutte le membra e corpi delle cose, sia vago, ispesse volte, nel tuo andarti a sollazzo, vedere e considerare i siti e li atti delli omini in nel parlare, in nel contendere o ridere o azzuffare insieme, che atti fieno in loro, o che atti facciano i circunstanti, i spartitori o veditori d’esse cose; e quelli notare con brievi segni, in questa forma, su un tuo picciolo libretto. Il quale tu debbi sempre portare con teco, e sia di carte tinte, acciò non l’abbi a