Pagina:Leonardo prosatore.djvu/43

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tardi), come appunto faceva con la penna e la matita, empiendo di schizzi quasi ogni pagina.

Cercate le descrizioni degli effetti di nebbia, del fumo, del vento, del sole al tramonto, delle nuvole sotto la luna, del cominciar della pioggia, dell’ombre e lumi in una foresta, della donna biancovestita in mezzo all’aperta campagna, tutte pagine fresche d’acuta lucidissima visione; cercate gli appunti per il Cenacolo, primo abbozzo della grandiosa composizione, il ritratto dell’irato, del disperato, dell’oratore e de’ suoi ascoltatori, degli atteggiamenti proprî dei vecchi, dei giovani, delle donne e dei putti, e troverete sempre lo stesso pregio di rappresentazione rapida chiara vivace, ma priva si può dire totalmente d’effetto sentimentale. Egli ha visto con occhio dominatore, ma senza commozione sentimentale; come ha visto ritrae, e se non fosse quel suo occhio d’aquila che ha colto particolari tutti suoi anche in rappresentazioni convenzionali ormai nell’arte pittorica, forse noi troveremmo la sua descrizione ben poco personale, e perciò ben poco poetica.

Manca quasi affatto la linea larga, indeterminata, così suggestiva per la fantasia, come del resto anche al massimo poeta del tempo, l’Ariosto: fin nelle descrizioni di foga un po’ torbida, in cui l’imagine incalza l’imagine come l’onda incalza l’onda in un mare agitato, e le proposizioni si susseguono tumultuando, accalcandosi a volte l’una sull’altra (esempi, e felicissimi, quelle famose del Diluvio e della Battaglia). Leonardo concepisce il grandioso non a tratti sommari, a grandi contrasti di ombre e luci, ma —