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storia del genere umano 7


essere nata primieramente l’infelicitá umana dall’iniquitá e dalle cose commesse contro agli dèi; ma per lo contrario nond’altronde ebbe principio la malvagitá degli uomini che dalle loro calamitá.

Ora poiché fu punita dagli dèi col diluvio di Deucalione la protervia dei mortali e presa vendetta delle ingiurie, i due soli scampati dal naufragio universale del nostro genere, Deucalione e Pirra, affermando seco medesimi niuna cosa potere maggiormente giovare alla stirpe umana che di essere al tutto spenta, sedevano in cima a una rupe chiamando la morte con efficacissimo desiderio, non che temessero né deplorassero il fato comune. Non per tanto, ammoniti da Giove di riparare alla solitudine della terra; e non sostenendo, come erano sconfortati e disdegnosi della vita, di dare opera alla generazione; tolto delle pietre della montagna, secondo che dagli dèi fu mostrato loro, e gittatosele dopo le spalle, restaurarono la specie umana. Ma Giove fatto accorto, per le cose passate, della propria natura degli uomini, e che non può loro bastare, come agli altri animali, vivere ed essere liberi da ogni dolore e molestia del corpo; anzi, che bramando sempre e in qualunque stato l’impossibile, tanto piú si travagliano con questo desiderio da se medesimi, quanto meno sono afflitti dagli altri mali; deliberò valersi di nuove arti a conservare questo misero genere: le quali furono principalmente due. L’una mescere la loro vita di mali veri; l’altra implicarla in mille negozi e fatiche, ad effetto d’intrattenere gli uomini, e divertirli quanto piú si potesse dal conversare col proprio animo, o almeno col desiderio di quella loro incognita e vana felicitá.

Quindi primieramente diffuse tra loro una varia moltitudine di morbi e un infinito genere di altre sventure: parte volendo, col variare le condizioni e le fortune della vita mortale, ovviare alla sazietá e crescere colla opposizione dei mali il pregio de’ beni; parte acciocché il difetto dei godimenti riuscisse agli spiriti esercitati in cose peggiori, molto piú comportabile che non aveva fatto per lo passato; e parte eziandio