Pagina:Leopardi, Giacomo – Operette morali, 1928 – BEIC 1857808.djvu/269

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appendice 263


che è sempre futuro, non è se non futuro, consiste solamente nel futuro. L’atto proprio del piacere non si dá. Io spero un piacere; e questa speranza in moltissimi casi si chiama piacere. Io ho provato un piacere, ho avuto una buona ventura; questo non è piacevole, se non perché ci dá una buona idea del futuro, e ci fa sperare qualche godimento piú o meno grande; ci apre un nuovo campo di speranze, ci persuade di poter godere, ci fa conoscere la possibilitá di arrivare a certi desidèri, ci mette in migliori circostanze pel futuro sia riguardo al fatto e alla realtá, sia riguardo alla persuasione nostra, ai successi, alle prosperitá che ci promettiamo dietro quella prova, quel saggio fàttone ecc.

E si veda il seguito in Studi e frammenti di filosofia in quella che il L. chiama la sua Teoria del piacere.

7 ottobre 1823, Z. 3622 (VI, 68-69):

Sempre che l’uomo non prova piacere alcuno, ei prova noia, se non quando o prova dolore o vogliamo dir dispiacere qualunque, o e’ non s’accorge di vivere. Or dunque, non accadendo mai propriamente che l’uomo provi piacer vero, segue che mai per niuno intervallo di tempo ei non senta di vivere, che ciò non sia o con dispiacere o con noia. Ed essendo la noia pena e dispiacere, segue che l’uomo, quanto ei sente la vita, tanto ei senta dispiacere e pena. Massime quando l’uomo non ha distrazioni, o troppo deboli per divertirlo potentemente dal desiderio continuo del piacere, cioè insomma quando egli è in quello stato che noi chiamiamo particolarmente di noia.

Su questo medesimo soggetto torna il 17 ottobre, p. 3713 (VI, 126) e 13 novembre p. 3879 sgg. (VI, 259) in appunti notati per le sue Memorie. Nelle quali piú volte accenna alle «consolazioni» del vino.

14 novembre 1820, Z. 324 (I, 391):

Il vino è il piú certo e, senza paragone, il piú efficace consolatore.

E 5 novembre 1823, Z. 3835 (VI, 219):

L’esaltazione di forze proveniente da’ liquori o da’ cibi o da altro accidente (non morboso) se non cagiona, come suole sovente, un torpore e una specie di assopimento letargico (come diceva