Pagina:Leopardi, Giacomo – Operette morali, 1928 – BEIC 1857808.djvu/275

Da Wikisource.

appendice 269


senza nessuno di quegli affetti che paiono conseguenze infallibili dello straordinario, e che debbano crescere tanto piú quanto la cosa è piú straordinaria relativamente. Il conto che se ne fa è come di uno che abbia un utensile migliore degli altri, i quali talvolta lo chiedono in prestito o se ne servono presso chi lo possiede e non perciò stimano che quell’uomo sia una gran cosa o superiore agli altri, a cagione di quel piccolo vantaggio compensabile e paragonabile con tanti altri. Cosí le scritture di buon gusto in un secolo o paese corrotto o ignorante, cosí la sensibilitá massimamente e l’entusiasmo, il quale anzi dalle persone ordinarie sará stimato piuttosto un μειονέκτημα che un πλεονέκτιμα e deriso come pazzia. Cosí si è veduto che, eccetto i pregi sensibili e de’ quali tutti sanno giudicare naturalmente, tutti gli altri sono stati assai meno stimati nei secoli e nei luoghi dove sono stati piú rari. Ed è cosa certa che un grande ingegno non può essere intimamente conosciuto, e però degnamente apprezzato e ammirato, se non da un altro grande ingegno; e cosí le sue opere; cosí tutto quello che spetta a discipline, arti abilitá particolari; onde, per esempio un grande uomo di guerra non riscuoterá degna ammirazione che da un altro grand’uomo dello stesso mestiere.

E rimanda all’esempio: v. p. 273, 14 ottobre (I, 359):

Spessissimo, quelli che sono incapaci di giudicare di un pregia se ne formeranno un concetto molto piú grande che non dovrebbero, lo crederanno maggiore assolutamente, e con tutto ciò, la stima che ne faranno sará infinitamente minore del giusto; sicché relativamente considereranno quel tal pregio come molto minore. Nella mia patria, dove sapevano ch’io era dedito agli studi, credevano ch’io possedessi tutte le lingue, e m’interrogavano indifferentemente sopra qualunque di esse. Mi stimavano poeta, rettorico, fisico, matematico, politico, medico, teologo ecc., insomma enciclopedicissimo. E non perciò mi credevano una gran cosa, e per l’ignoranza, non sapendo cosa sia un letterato, non mi credevano paragonabile ai letterati forestieri, malgrado la detta opinione che avevano di me. Anzi, uno di coloro, volendo lodarmi, un giorno mi disse: — A voi non disconverrebbe di vivere qualche tempo in una buona cittá, perché quasi quasi possiamo dire che siete un letterato. —

Ma s’io mostrava che le mie cognizioni fossero un poco