Pagina:Leopardi, Giacomo – Operette morali, 1928 – BEIC 1857808.djvu/323

Da Wikisource.

appendice 317


ci sia uno stato miglior del loro; ma quelli, giá nell’apice della umana felicitá, trovandola vana, anzi miserabilissima, non possono piú ricorrere neppur col pensiero in alcun luogo, arrivati, per cosí dire al confine e al muro, e quindi dovrebbono guardar questa vita come abitazione veramente orribile per ogni parte e disperata, se giá i loro desiderii non si volgono ai gradi e condizioni inferiori, ovvero a quei miserabili accrescimenti di felicitá che un principe si può sognare, come conquiste, ecc.

Infine, tra i fogli sparsi editi in Scritti vari inediti tratti dalle carte napoletane son queste pagine (pp. 387-389) alle quali non saprei su quali elementi i dotti editori han segnata la data (1832?): — ma io le crederei di qualche anno prima, — è questo appunto:

Che vale il dire che l’uomo è cambiato? Se anche la natura invecchiasse o potesse mai cambiarsi ecc. Ma poiché ecc. e la felicitá che la natura ci ha destinata, e le vie d’ottenerla sono sempre immutabili e sole, a che fine ci condurrá l’averle abbandonate? Che cosa dimostrano tante morti volontarie ecc. se non che gli uomini sono stanchi e disperati di questa esistenza? Anticamente gli uomini si uccidevano per eroismo, per illusioni, per passioni violente ecc. e le morti loro erano illustri, ecc. Ma ora che l’eroismo e le illusioni sono sparite, e le passioni cosí indebolite, che vuol dire che il numero dei suicidi è tanto maggiore, e non solamente nelle persone illustri per grandi sventure, come una volta, e nutrite di grandi immaginazioni, ma in ogni classe, tanto che queste morti neanche sono piú illustri? Che vuol dire che l’Inghilterra n’è stata sempre piú feconda che le altre parti? Vuol dire che in Inghilterra si medita piú che altrove, e dovunque si medita, senza immaginazione ed entusiasmo, si detesta la vita; vuol dire che la cognizione delle cose conduce il desiderio della morte ecc. Ed ora si vedono morti volontarie fatte con tutta freddezza. E infatti, se togliamo il timore o la speranza del futuro, non è cosí meschino calcolatore che ragguagliando le partite di una vita nulla e morta e piena di dolore e di noia certa e inevitabile ecc. ecc. E pure il suicidio è la cosa piú mostruosa in natura ecc. ecc.

Non è piú possibile l’ingannarci o il dissimulare. La filosofia ci ha fatto conoscer tanto che quella dimenticanza di noi stessi ch’era facile una volta, ora è impossibile. O la immaginazione tornerá in vigore, e le illusioni riprenderanno corpo e sostanza