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88 | operette morali |
Di maniera che l’uomo non giunge a poter discernere e gustare
compiutamente l’eccellenza degli scrittori ottimi, prima
che egli acquisti la facoltá di poterla rappresentare negli scritti
suoi: perché quell’eccellenza non si conosce né gustasi totalmente
se non per mezzo dell’uso e dell’esercizio proprio, e
quasi, per cosí dire, trasferita in se stesso. E innanzi a quel
tempo, niuno per veritá intende che e quale sia propriamente
il perfetto scrivere. Ma non intendendo questo, non può né
anche avere la debita ammirazione agli scrittori sommi. E la
piú parte di quelli che attendono agli studi, scrivendo essi facilmente,
e credendosi scriver bene, tengono in veritá per fermo
quando anche dicano il contrario, che lo scriver bene sia cosa
facile. Or vedi a che si riduca il numero di coloro che dovranno
potere ammirarti e saper lodarti degnamente, quando
tu con sudori e con disagi incredibili, sarai pure alla fine riuscito
a produrre un’opera egregia e perfetta. Io ti so dire (e
credi a questa etá canuta) che appena due o tre sono oggi in
Italia, che abbiano il modo e l’arte dell’ottimo scrivere. Il qual
numero se ti pare eccessivamente piccolo, non hai da pensare
contuttociò che egli sia molto maggiore in tempo né in luogo
alcuno.
Piú volte io mi maraviglio meco medesimo come ponghiamo caso, Virgilio, esempio supremo di perfezione agli scrittori, sia venuto e mantengasi in questa sommitá di gloria. Perocché, quantunque io presuma poco di me stesso, e creda non poter mai godere e conoscere ciascheduna parte d’ogni suo pregio e d’ogni suo magistero; tuttavia tengo per certo che il massimo numero de’ suoi lettori e lodatori non iscorge ne’ poemi suoi piú che una bellezza per ogni dieci o venti che a me, col molto rileggerli e meditarli, viene pur fatto di scoprirvi. In vero io mi persuado che l’altezza della stima e della riverenza verso gli scrittori sommi, provenga comunemente, in quelli eziandio che li leggono e trattano, piuttosto da consuetudine ciecamente abbracciata che da giudizio proprio e dal conoscere in quelli per veruna guisa un merito tale. E mi ricordo del tempo della mia giovinezza; quando io leggendo i poemi di