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manuale di epitteto - xlii-xlvi 107

[XLV]

Uno si laverá in fretta. Non dire: ‘ei si lava male’; ma: ‘egli si lava in fretta’. Un altro berrá molto vino. Non dire: ‘egli bee male’ ma sí: ‘’egli bee molto vino. Perciocché come puoi tu sapere se quelli fanno male, innanzi che tu abbi considerata e stabilita l’opinione che tu piglierai? Per tal modo non t’interverrá di ricevere un’impressione, e giudicare secondo un’altra.

[XLVI]

Non darti mai titolo di filosofo, e tra gente comunale non volere, se non fosse alcune poche volte, entrare in ragionamenti di dottrina speculativa, ma in quella vece opera secondo cotal dottrina. A cagion di esempio, in un convito non istare a discorrere come si debba mangiare, ma sí bene mangia come si dèe. Né ti esca di mente che in sí fatto modo anche Socrate rimosse da sé ogni ostentazione. Venivano a lui quando uno e quando un altro, chiedendo ch’ei li dovesse introdurre ora a questo ora a quel maestro di filosofia, ed esso menavagli dove volevano. Tanto ben sopportava di essere non curato e lasciato indietro. Adunque, ponghiamo eziandio che tra uomini comunali il favellare cadesse per avventura sopra qualche articolo di materia speculativa, tu ti conterrai per lo piú in silenzio. Perciocché altrimenti tu correresti gran rischio di gittar fuori quello che tu non avessi anco smaltito. E quando alcuno ti dirá che tu non sai nulla, e tu per udire questo non ti sentirai pungere, allora sappi che tu cominci a far frutto. Vedi tu che le pecore non portano al pastore erba per dare a vedere la quantitá ch’elle hanno mangiato, ma smaltita la pastura dentro, danno di fuori la lana e il latte? e tu similmente non isciorinare in sugli occhi dei non filosofi le dottrine speculative, ma da quelle ben digerite dentro, forma estrinsecamente e dimostra a coloro le operazioni.