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ERCOLE

Essendo Ercole in sull’entrare dalla fanciullezza nell’adolescenza, nella quale etá gli uomini venendo in signoria di sé stessi, sogliono dare a conoscere se eglino sono per eleggere alla loro vita il cammino della virtú o quel dell’ignavia, recatosi in disparte e posto a sedere in silenzio, stava dubitando seco medesimo a quale delle due vie si avesse ad indirizzare. E parvegli che venissero verso di sé due donne di statura grande: l’una di aspetto bello e nobile; adorna di cotali adornamenti naturali, come sono a dire, nettezza del corpo, verecondia degli occhi e modestia del portamento; vestita di bianco. L’altra ben pasciuta e morbida, e acconcia quanto al colore in guisa che pareva che ella riuscisse piú bianca a vederla e piú rossa che per veritá non era; con un portamento della vita piú diritto del naturale, cogli occhi molto bene aperti, e con una veste indosso che lasciava trasparire il piú che si poteva della persona: miravasi tratto tratto; stava anche attenta per vedere se altri la guardava, e spesso voltava gli occhi alla sua propria ombra.

Fatte che gli si furono piú da vicino, quell’altra detta innanzi non uscí del passo e dell’andamento di prima, ma per lo contrario questa, volendola antivenire, si pose a correre, e arrivata lá dove Ercole era, gli disse: ‘io ti veggo, o Ercole, stare in dubbio della strada della vita che tu debba prendere.