Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/159

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3.

NICOCLE

Sono alcuni, i quali hanno l’animo avverso alle lettere, e biasimano i coltivatori di quelle, dicendo che essi seguitano si fatto studio a fine, non di virtú, ma di avvantaggiarsi dagli altri. Io dimanderei volentieri a questi tali, che voglia dir ciò, che laddove essi lodano chi vuol bene operare, a un medesimo tempo fuggono da quelli che vorrebbono parlar bene. Che se spiacciano loro i vantaggi che uno ha dagli altri, veggiamo che piú e maggiori se ne acquistano colle opere che colle parole. Anco sarebbe strano a pensare che questi nemici dei letterati non sapessero che noi facciamo onore agli dèi, pratichiamo la giustizia e seguitiamo le altre virtú, non mica per doverne avere disavvantaggio dagli altri, ma si per vivere con quella maggior quantitá di beni che per noi si possa ottenere. Sicché non sono da riprendere quelle cose per le quali uno può virtuosamente sopravanzare gli altri, ma si quelle persone le quali peccano colle opere, e quelle che colle parole ingannano e che non le usano rettamente. E io mi maraviglio di questi che dicono male delle lettere, che non dicano anche male delle ricchezze, della forza, del coraggio. Imperocché se essi portano odio alle lettere per rispetto di coloro che si vagliono della eloquenza a ingannare altrui, ragion vuole che riprovino medesimamente anco gli altri beni, atteso che non mancano di coloro che vaglionsi di questi altresí per commetter male e far pregiudizio a molti. Ma certo non è ragionevole, perché altri batta costui o colui, biasimare la forza,