Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/160

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né condannare il coraggio per causa dei micidiali, né in somma riferire la malvagitá degli uomini alle cose; ma voglionsi vituperare quei medesimi i quali usano male quelle che verso di sé sono buone, e cercano nuocere ai compagni con quelle che sono atte a giovare. Ma questi tali, lasciate star queste distinzioni, guardano con mal occhio qualunque letteratura, e tanto si discostano dal dritto senso, che non si avveggono che essi portano odio a quella facoltá dell’uomo dalla quale nasce una copia di beni maggiore che da qualsivoglia altra. Imperocché nelle altre, come sarebbe a dire la velocitá, la forza e simili, non che noi sormontiamo gli altri animali, anzi ne stiamo loro al di sotto. Ma per esserci dato dalla natura di poterci persuadere l’un l’altro e significare scambievolmente che che uno vuole, non tanto siamo potuti uscire della vita fiera e salvatica, ma congregati insieme, noi ci abbiamo fabbricato le cittá e posto leggi e trovato arti, e brevemente in quasi tutte le nostre invenzioni e fatture siamo stati aiutati principalmente dalla favella. Questa ha prescritto e statuito del diritto e del torto, del vituperevole e dell’onesto, senza i quali ordini noi non potremmo vivere insieme. Con questa accusiamo e convinciamo i cattivi, e celebriamo i buoni. Per mezzo di questa addottriniamo i semplici, e conosciamo i sensati. Imperciocché il favellare a proposito e acconciamente si è indizio di sensatezza certissimo fra tutti gli altri, siccome un parlare verace, legittimo e retto si è immagine di un animo buono e leale. Colla favella disputiamo delle cose dubbie, e discorriamo tra noi medesimi delle ignote. Perocché quegli argomenti stessi coi quali l’uno, parlando, persuade l’altro, si usano altresí quando l’uomo delibera in sé medesimo delle cose proprie; ed eloquenti sono denominati quelli che sanno favellare nella moltitudine, avveduti poi si stimano coloro che piú saviamente parlano seco stessi di quel che occorre. E a dire di questa facoltá in ristretto, nessuna opera che si faccia con ragione e senno, si fa senza intervento della favella, governatrice e regina di tutti gli atti e pensieri dell’uomo; e trovasi che chi piú intendimento ha, piú la suole usare. Di modo che