Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/162

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Quanto si è adunque agli stati delle cittá, poiché da questa parte ho proposto di dover cominciare, io penso che a tutti paia malissimo fatto che in una medesima condizione sieno i malvagi e i valentuomini, e giustissimo per lo contrario che le cose sieno distinte in modo che ad uno non tocchi quel medesimo che ad altri diversi da lui, ma ciascheduno riceva ed abbia secondo il merito. Ora le signorie di pochi, e medesimamente le repubbliche popolari, cercano la egualitá fra quelli che partecipano dello stato, ed havvisi in pregio se l’uno non può di qual si sia cosa trapassare l’altro, il quale ordine ridonda in utilitá dei tristi. Le monarchie danno il piú e il meglio a chi similmente vai piú, la seconda parte a chi vien dopo, la terza e la quarta agli altri secondo la stessa regola. Che se questo modo non si trova usato da per tutto, nondimeno la proprietá della monarchia vorrebbe cosi. Distinguere le nature e gli andamenti degli uomini nessuno vorrá negare che non si faccia piú nelle monarchie che negli altri stati. Ora dimando io, chi non bramerebbe, essendo di sano intendimento, di vivere in quella repubblica dove, se egli è persona d’assai, per tale debba essere conosciuto, anzi che starsene confuso tra la moltitudine, senza che gli uomini sappiano quel che ei si vaglia? Oltre a tutto questo, di tanto è piú discreta e piú facile la monarchia che non sono le altre repubbliche, quanto è piú leggera cosa aver l’occhio alla volontá di un solo, che sforzarsi di aggradire a molti e diversi ingegni. Dunque che lo stato monarchico sia piú comodo, piú discreto e piú giusto, si potrebbe anco provare con piú ragioni, ma pure per le anzidette si è bastevolmente chiaro. Nelle altre parti, quanto stieno di sopra le monarchie per rispetto si al deliberare e si all’eseguire convenientemente, si potrá considerare meglio che in altro modo, se noi porremo a riscontro quello che interviene ai diversi stati circa ai negozi principali. Coloro dunque che entrano ai magistrati d’anno in anno, prima ritornano nella condizione privata, che eglino abbiano potuto intendere alcuna parte delle occorrenze del comune, e farvi la pratica. All’incontro quelli che sempre