Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/18

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12 pensieri - xiv-xiv

onde il celebrare annualmente le ricordanze importanti, sí religiose come civili, sí pubbliche come private, i dí natalizi e quelli delle morti delle persone care, ed altri simili, fu comune, ed è, a tutte le nazioni che hanno, ovvero ebbero, ricordanze e calendario. Ed ho notato, interrogando in tal proposito parecchi, che gli uomini sensibili, ed usati alla solitudine, o a conversare internamente, sogliono essere studiosissimi degli anniversari, e vivere, per dir cosí, di rimembranze di tal genere, sempre riandando, e dicendo fra sé: ‘in un giorno dell’anno come il presente mi accadde questo o questa cosa.’

XIV.

Non sarebbe piccola infelicitá degli educatori, e soprattutto dei parenti, se pensassero, quello che è verissimo, che i loro figliuoli, qualunque indole abbiano sortita, e qualunque fatica, diligenza e spesa si ponga in educarli, coll’uso poi del mondo, quasi indubitabilmente, se la morte non li previene, diventeranno malvagi. Forse questa risposta sarebbe piú valida e piú ragionevole di quella di Talete che, dimandato da Solone perché non si ammogliasse, rispose mostrando le inquietudini dei genitori per gl’infortunii e i pericoli de’ figliuoli. Sarebbe, dico, piú valido e piú ragionevole lo scusarsi dicendo di non volere aumentare il numero dei malvagi.

XV.

Chilone, annoverato fra i sette sapienti della Grecia, ordinava che l’uomo forte di corpo, fosse dolce di modi, a fine, diceva, d’ispirare agli altri piú riverenza che timori. Non è mai soverchia l’affabilitá, la soavitá de’ modi, e quasi l’umiltá in quelli che di bellezza o d’ingegno o d’altra cosa molto desiderata nel mondo, sono manifestamente superiori alla generalitá: perché troppo grave è la colpa della quale hanno a impetrar perdono, e troppo fiero e difficile è il nemico che hanno a placare; l’una la superioritá, e l’altro l’invidia. La