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Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/183

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isocrate - areopagitica 177

proprie tristizie. Tanto timore posero quegli antichi negli animi dei malvagi, e tal memoria lasciarono della loro virtú e modestia in quella loro sede.

Questo sí fatto consiglio dunque constituirono curatore e conservatore della costumatezza, avendo per fermo che sieno molto ingannati coloro i quali si persuadono, lá essere gli uomini migliori, dove le leggi sono piú accuratamente fatte. La quale opinione, se fosse vera, niuna cosa aver potuta impedire che i greci non fossero tutti conformi, come quelli che potevano agevolmente prendere il tenore e i vocaboli delle leggi gli uni dagli altri. Veramente non per le buone leggi, ma per gli studi e gli esercizi quotidiani, la virtú prosperare e crescere; tale di necessitá riuscendo la piú parte degli uomini, quale si fu la educazione e la instituzione loro. Di piú, la moltitudine e la minuta squisitezza delle leggi essere indizio di cittá male accostumata. La quale affaticandosi di porre argini e serragli alle colpe, necessariamente divenire la quantitá delle leggi grande. Richiedersi al buono e ordinato vivere cittadino, non le logge piene di scritte, ma la rettitudine stabilita negli animi. Non consistere esso nei bandi, ma nei costumi; e gli uomini male allevati facilmente muoversi a contraffare anco alle leggi accuratamente scritte, dove che i bene instituiti volere osservare eziandio le non bene ordinate. Per sí fatta guisa discorrendo e affermando seco medesimi, essi non si volsero a cercare prima di tutto, in che modo avessero a gastigare quelli che trasandassero nelle opere o nei costumi, ma con quali rimedi potessero conseguire che niuno s’inducesse a cosa meritevole di gastigo; questo giudicando essere ufficio loro, laddove lo ingegnarsi molto intorno alle pene, essere atto convenevole agl’inimici.

Per tanto avevano cura di tutti i cittadini, ma principalmente dei giovani, vedendo quell’etá essere piú turbolenta di qualunque altra, e piena di maggior numero di appetiti, e gli animi giovanili avere maggior bisogno di essere disciplinati nell’amore dei buoni studi e nelle fatiche non disgiunte da piaceri. Alle quali cose sole, quando eglino fossero liberalmente nutriti, ed

Leopardi, Opere - vii. 12