Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/207

Da Wikisource.

mali; ma terremo ch’ella partecipi altresí delle operazioni che sono proprie delle specie superiori a lei: considerato che essa ancora adopera, per quanto può, la medesima contemplazione che è propria di dette specie. Quelle cose poi che hanno comunanza scambievole di operazioni, necessario è che di natura medesimamente abbiano comunanza; essendo pur di necessitá che le nature sieno corrispondenti alle operazioni, e le operazioni alle nature. Adunque, siccome dal vedere che l’uomo partecipa delle operazioni degli animali, conchiudesi, e ciò a buona ragione, ch’egli ha una natura simile a quella delle bestie; cosí veggendo che esso uomo partecipa altresí nelle operazioni delle specie superiori alla nostra, argomentisi ch’egli debbe avere anco una natura simile a quella di dette specie: non potendo essere che operazioni conformi non procedono da natura conforme. E però conchiudasi che l’uomo è composto di due nature: l’una di qualitá divina, l’altra corrispondente a quella delle bestie; questa mortale, ma quell’altra divina, immortale: posto che ancora quelle delle sostanze piú perfette dell’uomo sieno immortali. E certo in niuna maniera è credibile che Iddio, con essere sommamente buono, e rimoto da qualunque invidia, non abbia nelle sostanze prossime a sé, oltre agli altri doni, conferita eziandio l’immortalitá. Che se quelle sono immortali, ancora quel tanto della nostra essenza che è proporzionata alla loro, sará immortale. Perocché mai non potrá essere alcuna, eziandio menoma, proporzione da mortale a immortale, che è come dire da quella in cui la potenza di essere è terminata e caduca, a quello che l’ha perdurabile ed infinita.

Coloro eziandio che si uccidono da sé stessi (come che in ciò adoprino secondo ragione o altrimenti, che questo non rileva nulla a quel che noi vogliamo provare), danno a conoscere che l’uomo è composto di due diverse essenze, e come l’una di esse è immortale, e l’altra mortale. Perocché niuna cosa è al mondo di tal natura, che essa alcuna volta appetisca e procacci la distruzione propria; anzi tutte le cose sempre, con tutto il potere, procacciano di essere e di conservarsi. Laonde