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composto da am monio monaco 235

CAPITOLO DECIMOPRIMO

E i barbari, niuno contrasto avendo, recarono certe travi lunghe, e per quelle montati in sulla muraglia, e spalancato la porta, in guisa di lupi famelici e di fiere selvagge, colle spade isguainate, s’avventarono dentro; e la prima cosa che feciono, preso uno monaco di nome Geremia, il quale sedeva in sul sogliare della chiesa, favellandogli per uno interprete, il quale si era l’uno di loro novero, impuosongli che mostrasse loro quale fusse il proposto. Alla qual parola il predetto monaco, mirando quelli visaggi barbari e quelle coltella ignude, niente impaurito, rispuose e disse: ’ Io di voi, scellerati uomini e nimici di Dio, veruna temenza aggio, e quello che cercate non vogliovi dimostrare, avvenga che e’ sia qui presso E maravigliati i barbari di tanta sicurtá e franchezza, come quello monaco nulla fusse ismarrito, anzi rampognatili arditamente, all’ultimo datogli di piglio, e legatogli le mani e i piedi, e spogliatolo tutto ignudo, missonlo come per segno, e lo incominciarono a saettare, e non si rimasono che e’ non ebbono lasciato parte del suo corpo che fusse ignuda. E cosí quello santo monaco valentemente portatosi incontra il diavolo, e conculcato infino alla morte la testa del serpente, imprima di tutti gli altri fu incoronato, e fu primizia de’ santi e nobile essemplo negli occhi loro.

CAPITOLO DEC IMOSECONDO

Le quali cose veggendo il nostro santissimo padre Pagolo, immantenente venne fuori allo incontro de’ barbari, gridando e dicendo come: ’ Io sono quello che voi cercate e disegnava sé col dito, mostrando come egli era quello che essi cercavano. E diedesi nelle mani de’ barbari, come prode servo di Cristo, nulla ispaurito, non pensando, le pene e i tormenti che quelli perversi uomini gli erano