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246 sopra lo stato presente

passioni ed introduce un abito di moderazione; e altresí per l’affievolimento stesso dell’amore e fervor nazionale, e generalmente di tutte le passioni degli uomini)1, hanno, dico,

  1. Oltre a tutto il resto, la vita, l’immaginazione, e nella letteratura l’originalitá e novitá, insomma tutto quello che serve a pascere la vita umana e scacciar la noia, ed occupare in qualche modo chi non ha bisogni, benché sia inegualmente distribuito, è però cosí scarso presso le nazioni ancora che piú ne abbondano, che tutte sono ora rivolte a raccogliere sarmenti, per cosí dire, da ogni parte onde riparare alla freddezza che occupa generalmente la vita moderna civile, e a formare delle poche fiamme sparse qua e lá e insufficienti a ciascuno, come un fuoco comune che sia manco inferiore al bisogno che tutti hanno di calore, e adunare insieme tutto quel po’ di vita che in tutte le parti si trova. E perciò oltre il ricorrere a tutti i generi e parti del sapere umano, onde si forma quello che è detto enciclopedico, ed è oggi tanto in uso, oltre i viaggi a’ piú lontani climi, ed il commercio d’ogni genere, piú vivo che fosse mai, tra le nazioni le piú disgiunte e diverse, ciascuna nazione è ora intenta e desiderosa di conoscere i costumi, le letterature, tutto ciò che appartiene alle altre nazioni, e parteciparne il piú che l’è possibile, ovvero occuparsene. Si traducono, si compendiano, si divulgano opere straniere antiche o moderne, non mai finora conosciute in quella tal nazione, e che mai non lo sarebbero state in altre circostanze, e forse appena meritevoli di esser conosciute da’ nazionali, non che di passare i confini delle loro nazioni; si studiano tutte le lingue cólte; si moltiplicano i giornali che rendono conto delle cose ed opere straniere, e la esattezza, estensione e minutezza loro in far questo. Cosí dicasi dei costumi e di tutto il resto appartenente agli stranieri, del che non si è meno solleciti in mille modi, che delle letterature per mezzo dello studio. Dal che dèe necessariamente seguire che quel che v’è di buono da per tutto (che giá tutto non può essere cattivo), meglio conosciuto, corregga le sinistre opinioni che si avevano del totale, e che generalmente nulla si disprezzi, tutto passi, e per poco di buono, di nuovo, d’interessante che si trovi, di tutto si sia contenti. La novitá se non altro o il poco comune, che nella ricerca delle cose straniere non può mancar di trovarsi relativamente, è un gran requisito in un tempo cosí scarso di novitá come è il nostro (dopo tanti secoli di esperienze e di studi), e cosí avido della medesima, come furono tutti i tempi, e massime un secolo sì disoccupato d’altronde. Oltre lo spirito di moderazione e di giudizio ragionato e spassionato, necessaria conseguenza dello spirito filosofico e giusto, universale in questo tempo, e maggiore che fosse mai in alcun popolo particolare; la disposizione comune di render giustizia a sé stesso e giudicar delle cose proprie colla minor prevenzione possibile, tanto piú che elle son meglio conosciute, dalla qual disposizione segue quella di render giustizia all’altre nazioni, e di non condannarle facilmente perché elle sieno diverse in che che sia e quanto che sia dalla propria.
     Realmente (parlando della letteratura in particolare) fuor di una scintilla di fuoco che ancora si conserva in Germania a causa della giovanezza della sua letteratura, e che presto sará spenta, l’originalitá, l’immaginazione e l’invenzione sono estinte in tutta l’Europa: tutto il mondo imita, raccoglie, compila, disserta sopra le cose trovate da altri, o antichi o stranieri. La creazione è finita, o cosí scarsa che nulla piú, da per tutto. Quindi nasce che non solo si accolgono con piacere le cose