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248 sopra lo stato presente

da sé medesimi (i quali camminando sempre addietro degli altri, non sono ancora cosí lontani da’ pregiudizi e dall’animositá verso gli stranieri, e certo li conoscono e studiano di conoscerli cento volte meno che essi non fanno verso loro) attribuiscono sempre ad odio e malvolenza e invidia ogni parola men che vantaggiosa che sia profferita o scritta da un estero in riguardo loro. Certo è nondimeno che in questi ultimi anni si sono divulgate in Europa dalla Corinna in poi piú opere favorevoli all’Italia, che non sono tutte insieme quelle pubblicate negli altri tempi, e nelle quali si dice di noi piú bene che mai non fu detto appena da noi medesimi. Alcune sono veri elogi nostri, scritti i piú con entusiasmo di affezione e, in parte, di ammirazione verso le cose nostre. E, generalmente parlando, si vede nel mondo civile una inclinazione verso noi maggiore assai che fosse in altro tempo e che sia verso alcun altro paese, ed una opinione vantaggiosa di noi, la quale ardisco dire che supera di non poco il nostro merito, ed è in molte cose contraria alla veritá. E ben si può dire che oggi, al contrario che pel passato, gli stranieri quando s’ingannano sul nostro conto, piú tosto s’ingannano in favor nostro che in disfavore. Contuttociò e la Corinna e tutte l’altre siffatte opere sono guardate dagl’italiani con gelosia; e molte cose vere ed utili hanno dette e scritte gli stranieri sui nostri costumi che per questa e per altre cause non ci sono di veruna utilitá. Gl’italiani stessi non iscrivono né pensano sui loro costumi, come sopra niun’altra cosa che importi e giovi ad essi o agli altri: eccetto forse il solo Baretti1, spirito in gran parte altrettanto falso che originale, e stemperato nel dir male, e poco intento o certo poco atto a giovare; e sí per la singolaritá del suo modo di pensare e vedere, benché

  1. Anche il Gozzi, il Parini, il Goldoni e gli altri pochi comici italiani che meritano questo nome, e per conseguenza hanno studiato i costumi della propria nazione e di questi parlano e questi descrivono, non gli stranieri, come tanti nostri drammatici, e i presenti costumi, non gli antichi; anche questi, dico, si possono contare fra gli scrittori de’nostri moderni costumi, sebbene non filosofici né ragionati, ché tale non fu l’instituto e la natura de’ loro scritti.