Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/293

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comentatore, talvolta un altro, spesso nessuno, sempre l’opinione mia. Non salto a piè pari nessuna difficoltá, quando anche tutti i comentatori la saltino. Porgo in ristretto, ma chiaramente, tutte le notizie istoriche necessarie a intender bene il testo. In principio tengo dietro a spiegare certe minuzie che poi vengo tralasciando di mano in mano che io credo che il lettore debba con questa lettura medesima esser venuto acquistando un poco di conoscenza e di pratica della lingua antica e della maniera di dire del Petrarca. Intendo sempre di scrivere per le donne e per gli stranieri: se a caso venisse che gli uomini e i letterati italiani, per mezzo di questa interpretazioncella, arrivassero a intender bene e compiutamente qualche luogo fin qui o non inteso, o appena o anche male inteso, avranno occasione di ripetere ex ore infantium et lactantium ; o qualche altro detto di quel tenore. Quanto al testo si è seguitata in ogni cosa la edizione del professor Marsand, eccetto solamente nella punteggiatura, la quale non si è voluta tórre da nessuna edizione, ma farla in tutto nuova.

3.

SCUSA DELL’INTERPRETE

«Come va il mondo!» dice il nostro Petrarca, e dico ancor io seco. Condotta a fine un’opera piena di fatica e di noia tale, che «sol della memoria mi sgomento», invece di esser ringraziato, mi tocca dimandar perdono ai lettori, che gli antichi, a dirlo per incidenza, chiamavano candidi. Bene; sia in buon’ora. A quelli che mi riprendono di non avere sviscerati i pensieri del Petrarca, domando perdono di non aver fatto mai lo svisceratore; di aver proposto e promesso di fare una interpretazione del Petrarca, e non altro; di non essere stato a chiedere il parer loro circa il genere di esposizione che mi convenisse meglio di eleggere, e di avere scelto quello che parve buono a me, e non quello che piace a loro; tenendo per certo che essi, se l’opera non fosse stata a loro proposito,