Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/350

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è il miglior dono che la natura faccia a un animale; e chi non è bue non fa fortuna in questo mondo ecc.

Cavallo. Ben bene, se tu sei pazzo, io non voglio impazzire per cagion tua. Lasciamo queste bubbole e torniamo al fatto nostro. Gli uomini credevano che il sole e la luna nascessero e tramontassero per loro e fossero fatti per loro, benché dicessero che il sole era infinite volte piú grande non solo degli uomini ma di tutti i paesi di quaggiú, e lo stesso delle stelle, e tuttavia credevano che queste fossero come tanti moccoli da lanterna infilzati lassú per far lume alle signorie loro.

Bue. A maraviglia. E quando cascava giú dal cielo qualche scintilla come fa la state, avranno creduto che qualcuno su nell’alto andasse smoccolando le stelle per servizio degli uomini suoi padroni. (Prima bisogna aver detto che gli uomini dormivano il giorno e vegliavano la notte e si facevano lume accendendo certa roba che la venivano acconciando tratto tratto perchè ardesse.)

Cavallo. Che so io? ecc. Ora se sapessero che il mondo resta tal quale senza loro, essi che credevano che tutto il mondo consistesse nella loro razza, e se succedeva qualche alterazione alle loro monarchie, ammazzamento di capi, cangiamento di padroni in qualche paese, li chiamavano le rivoluzioni del mondo; e i racconti delle loro faccende li chiamavano le storie del mondo, e si non erano altro che d’una specie d’animali, quando ce ne saranno state e ce ne saranno ora altrettante quanti uomini si contavano allora, e mille razze poi ciascuna da sé, e infinite volte piú numerosa della loro, e questa era piú piccola della nostra, e molto piú rispetto agli elefanti, alle balene e a tanti altri bestioni. E di queste rivoluzioni e queste vicende e casi del mondo ch’essi dicevano, non s’accorgeva altri che loro, e tutto il resto delle cose tirava innanzi collo stess’ordine e badava ai fatti suoi; e noi altri per le selve e per li prati e anche in mezzo agli uomini non sapevamo niente che il mondo fosse mutato. E figurati se un leone, quando si svegliava la mattina nel suo covacciolo e s’allestiva per andare a caccia, pensava punto né poco che il mondo fosse diverso e sapeva o si curava punto che nel tal paese fosse stato ammazzato un certo capo di certi uomini, e che questa cosa fra loro facea gran romore, e mutava lo stato de’ loro affari. E ora che non ci sono piú, il mondo non se n’accorge e non se ne ricorda piú che di quegli altri animali di cui t’ho detto che non si trova altro che Tossa ecc.