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pensieri - xcviii-xcix 57

dice, un originale. Né parlo giá di piccole differenze da uomo a uomo: parlo di qualitá e di modi che uno avrá propri, e che agli altri riusciranno strani, bizzarri, assurdi: e dico che rade volte ti avverrá di usare lungamente con una persona anche civilissima, che tu non iscuopra in lei e ne’ suoi modi piú d’una stranezza o assurditá o bizzarria tale, che ti fará maravigliare. A questa scoperta arriverai piú presto in altri che nei francesi, piú presto forse negli uomini maturi e vecchi che ne’ giovani, i quali molte volte pongono la loro ambizione nel rendersi conformi agli altri, ed ancora, se sono bene educati, sogliono fare piú forza a sé stessi. Ma piú presto o piú tardi, scoprirai questa cosa alla fine nella maggior parte di coloro coi quali praticherai. Tanto la natura è varia: e tanto è impossibile alla civiltá, la quale tende ad uniformare gli uomini, di vincere in somma la natura.

XCVIII.

Simile alla soprascritta osservazione è la seguente, che ognuno che abbia o che abbia avuto alquanto a fare cogli uomini, ripensando un poco, si ricorderá di essere stato non molte ma moltissime volte spettatore, e forse parte, di scene, per dir cosí, reali, non differenti in nessuna maniera da quelle che vedute ne’ teatri, o lette ne’ libri delle commedie o de’ romanzi, sono credute finte di lá dal naturale per ragioni d’arte. La qual cosa non significa altro, se non che la malvagitá, la sciocchezza, i vizi d’ogni sorte, e le qualitá e le azioni ridicole degli uomini, sono molto piú solite che non crediamo, e che forse non è credibile, a passare quei segni che stimiamo ordinari, ed oltre ai quali supponghiamo che sia l’eccessivo.

XCIX.

Le persone non sono ridicole se non quando vogliono parere o essere ciò che non sono. Il povero, l’ignorante, il rustico, il malato, il vecchio, non sono mai ridicoli mentre si