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manuale di epitteto . xvii-xxii 93


Guarda che quando tu vedi uomini onorati o potenti o come che sia riputati e osservati, l’apparenza non ti faccia forza in maniera che tu li creda avventurosi e felici. Perciocché se l’essenza del bene sta nelle cose che sono in nostra facoltá, non deono aver luogo né invidia né gelosia. E tu per la tua parte non vorrai essere né capitano di esercito, né presidente del consiglio, né console, ma libero: e a questo ci ha una sola via, che è non curarsi delle cose che non sono in nostro potere.

[XX]

Ricòrdati che colui che rampogna o percuote, non offende esso, ma l’opinione che si ha che questi cotali offendano. Sicché quando tu ti senti montare la collera contro uno, pensa che la tua propria immaginazione è quella che ti sprona all’ira, e non altri. Per tanto sfòrzati d’impedire che l’apparenza non ti trasporti in sul primo; che se tu otterrai un poco di tempo e d’indugio, piú agevolmente ti verrá fatto di vincerti e di contenerti.

[XXI]

Abbi tutto giorno dinanzi agli occhi la morte, l’esilio e tutte quelle altre cose che appaiono le piú spaventevoli e da fuggire, e la morte massimamente; e mai non ti cadrá nell’animo un pensier vile, né ti nasceranno desiderii troppo accesi.

[XXII]

Vuoi tu darti a filosofare? Apparécchiati insin da ora a dovere essere schernito e deriso da molti; aspèttati che la gente dica: ‘oh, egli ci si è tramutato in filosofo a un tratto’, e: ‘che vogliono dire quelle sopracciglia aggrottate?’ Ora tu non aggrottare le sopracciglia, ma non lasciar però di attenerti a quello che tu estimi il migliore, perseverando, come a dire, in una ordinanza nella quale tu sii stato collocato da Dio. E sappi che se tu durerai nel tenor di vita incominciato,