Pagina:Leopardi - Canti, Piatti, Firenze 1831.djvu/106

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100 canto xiv.


Io n’ho gran tema. Or dimmi, e che t’avvenne?
20Se’ tu quella di prima? E che ti strugge
Internamente? Obblivione ingombra
I tuoi pensieri, e gli avviluppa il sonno;
Disse colei. Son morta, e mi vedesti
L’ultima volta, or son più lune. Immensa
25Doglia m’oppresse a queste voci il petto.
Ella seguì: nel fior de gli anni estinta,
Quando è ’l viver più dolce, e pria che ’l core
Certo si renda com’è tutta indarno
L’umana speme. A desiar colei
30Che d’ogni affanno il tragge, ha poco andare
L’egro mortal; ma sconsolata arriva
La morte a i giovanetti, e duro è ’l fato
Di quella speme cui la terra opprime.
Vano è ’l saper quel che natura asconde
35A gl’inesperti de la vita, e molto
A l’immatura sapienza il cieco
Dolor prevale. Oh sfortunata, oh cara,
Taci, taci, diss’io, chè tu mi schianti
Con questi detti il cor. Dunque se’ morta
40O mia diletta, ed io son vivo, ed era
Pur fisso in ciel che quei sudori estremi
Cotesta cara e tenerella salma
Provar dovesse, a me restasse intera