Pagina:Leopardi - Canti, Piatti, Firenze 1831.djvu/114

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108 canto xv.

Ogni moto soave al petto mio.
     O cara luna, al cui tranquillo raggio
Danzan le lepri ne le selve; e duolsi
A la mattina il cacciator, che trova
55L’orme intricate e false, e da i covili
Error vario lo svia; salve, o benigna
De le notti reina. Infesto scende
Il raggio tuo fra macchie e balze o dentro
A deserti edifici, in su l’acciaro
60Del pallido ladron ch’a teso orecchio
Il fragor de le rote e de’ cavalli
Da lungi osserva o il calpestio de’ piedi
Su la tacita via; poscia improvviso
Col suon de l’armi e con la rauca voce
65E col funereo ceffo il core agghiaccia
Al passegger, cui semivivo e nudo
Lascia in breve tra’ sassi. Infesto occorre
Per le contrade cittadine il bianco
Tuo lume al drudo vil che de gli alberghi
70Va radendo le mura e la secreta
Ombra seguendo, e resta, e si spaura
De le ardenti lucerne e de gli aperti
Balconi. Infesto a le malvage menti,
A me sempre benigno il tuo cospetto
75Sarà per queste piagge, ove non altro