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Spento il diurno raggio in occidente,
E queto il fumo delle ville, e queta
De’ cani era la voce e della gente;
     Quand’ella, volta all’amorosa meta,
5Si ritrovò nel mezzo ad una landa
Quanto foss’altra mai vezzosa e lieta.
     Spandeva il suo chiaror per ogni banda
La sorella del sole, e fea d’argento
Gli arbori ch’a quel loco eran ghirlanda.
     10I ramuscelli ivan cantando al vento,
E in un con l’usignol che sempre piagne
Fra i tronchi un rivo fea dolce lamento.
     Limpido il mar da lungi, e le campagne
E le foreste, e tutte ad una ad una
15Le cime si scoprian delle montagne.
     In queta ombra giacea la valle bruna,
E i collicelli intorno rivestia
Del suo candor la rugiadosa luna.
     Sola tenea la taciturna via
20La donna, e il vento che gli odori spande,
Molle passar sul volto si sentia.
     Se lieta fosse, è van che tu dimande:
Piacer prendea di quella vista, e il bene
Che il cor le prometteva era più grande.