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AD ANGELO MAI

QUAND’EBBE TROVATO I LIBRI

DI CICERONE

DELLA REPUBBLICA


        Italo ardito, a che già mai non pósi
Di svegliar da le tombe
I nostri padri? e a favellar gli meni
A questo secol morto al quale incombe
5Tanta nebbia di tedio? E come or vieni
Sì forte a’ nostri orecchi e sì frequente,
Voce antica de’ nostri
Muta sì lunga etade? e perchè tanti
Risorgimenti? In un balen feconde
10Venner le carte; e a la stagion presente
I polverosi chiostri
Serbaro intatti i generosi e santi
Detti de gli avi. E che valor t’infonde,
Italo egregio, il fato? O con l’umano
15Valor contrasta il duro fato invano?