Pagina:Leopardi - Dissertazioni filosofiche, Antenore.djvu/223

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1191 J-'C verità, che l’uomo conosce, o per mezzo delle scienze, o per mezzo del lume naturale dividonsi in speculative, e prati¬ che. Speculative son quelle, che nulla a far c’impongono qual sarebbe questa: il punto geometrico è indivisibile, ovvero ogni corpo è lungo largo, e profondo, ovvero il piano è composto di più linee etc. Diconsi poi verità pratiche quelle, per cui l’uomo conosce di dovere operare alcuna cosa qual sarebbe questa: l’uomo deve amare i suoi simili, ovvero si debbono scusare gli altrui difetti, oppure l’uomo deve far buon uso della propria li¬ bertà, e simili. Ora tra queste verità ritrovansi di quelle, che bi¬ sogno non hanno di dimostrazione, ed assumonsi anzi a dimo¬ strare le altre. Possono addursi per esempj di verità speculative di un tal genere gli assiomi: Una cosa non può sussistere insie¬ me, e non sussistere, ovvero due quantità uguali ad una terza sono uguali tra loro, ovvero un corpo è uguale alla somma di tutte le parti, nelle quali può venir diviso, ed altri moltissimi. |2oj In quanto poi alle verità pratiche alcune regole, o principj dell’onestà sono affatto simili a quegli assiomi, che apparten¬ gono alle verità speculative, vale a dire la lor verità si manifesta da se medesima senza che faccia mestieri di alcun argomento a dimostrarla. Pirrone, ed Aristippo ne’ passati secoli, e negli ultimi tempi Hobbes, e Spinosa negarono l’esistenza di questa sorta di verità pratiche, nè credo però, che una tal negativa possa ai Fi¬ losofi arrecar grande impaccio giacché se questi tolsero le veri¬ 249