Pagina:Leopardi - Dissertazioni filosofiche, Antenore.djvu/460

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II ■ RACCOLTA ANTOLOGICA

Antologia i. Valsecchi i, c. ii, § 4, 42 (Ente Supremo, § 8): Quale adunque, dirassi, è egli questo argomento? Quel me¬ desimo, che già accennammo. Il Cielo, io dico, la Terra, e le co¬ se tutte, che sono in essi, la cui anche leggiera contemplazione basta ad iscoprirci la sapienza, ed onnipotenza d’un Facitore sovrano. E in vero fu egli pensiero saggissimo di Aristotile, illustrato poscia da Cicerone (a), che se uomini vi fossero, nati, e nudriti per lunga pezza sotterra; indi repente su questa superfìcie da noi abitata saliti, volgessero eglino qua, e là gli sguardi: la Terra, il Mare, e il Cielo vedessero; osservassero la beltà, e grandezza del Sole, e le vicende da esso cagionate del giorno, e della notte mirassero; lo splendor delle Stelle, della Luna le fasi, la mole delle nubi, e la forza de’ venti, ed i costanti, e perenni giri di que’ grand’Orbi riconoscessero: costoro al certo tali cose veg- gendo, e giudicherebbero esservi Iddio, ed essere questa mole fattura di Lui. (a) Si essent, qui sub terra semper habitavissent bonis, et illustribus domiciliis quae essent ornata signis atque picturis instructaque rebus iis omnibus, quibus, abundant ii, qui beati putantur, nec tamen exissent umquam supra terram, accepissent autem jama, et 484