Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/392

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1438. Di Monaldo Leopardi.
Roma 26 Feb.° 1829

Mio Caro Giacomo. Soggiungo a voi questa riga, per dirvi che sono stato in piedi tré ore e \ molto meglio di jeri, e ora vado a letto, dove a Dio piacendo pranzarò con molto appetito. Abbraccio voi, Carlo, Paolina, e Pietruc- cio, e benedico tutti. A Marziolo, partito Domca, consegnai la Geo- grafia per Pietruccio. Addio addio di cuore II vfo affmo Padre.

1439. Di Francesco Puccinotti.
[Macerata 28 Febbraio 1829]

Carissimo Leopardi Col maestro d’eloquenza di cotesto Seminario1 parlai lungamente di te, giorni sono, e delle cose tue. Ciò mi raddolcì in qualche parte la pena che io soffriva per non aver più avuto tue nuove da molto tempo, e per non aver potuto ancora trovare l’opportunità di venirti a riabbracciare in Recanati io stesso. Questo desiderio che m’arde tutto, mi fece promettere al sudetto maestro che nella scorsa Domenica io sarei venuto costì. Ma anche domenica imprevedute occasioni m’im- pedirono il viaggio. Dimani forse... ma chi sa? Intanto ti rivegga per me il S.r Grazini, giovane di ottime qualità, e nell’arte tipografica peritissimo. Egli viene a te prima per conoscerti di persona, e vene- rare in te il primo letterato e filosofo che vanti oggi l’Italia, in secondo luogo per supplicarti (essendo egli addetto alla tipografia Mancini) onde ottenere da te qualche inedito, pel quale i suoi Torchj possano facil- mente venire in grido. Se hai qualche po’ d’agio, scrivimi di te e degli studj tuoi. Addio. Il tuo Puccinotti Macerata 28 Febbraio 1829