non ho saputo resistere e parto con lui domani. Provo un gran-
dissimo dolore nell’allontanarmi maggiormente da lei; ed era
mia intenzione di venire a passare questo inverno a Recanati.
Ma sento pur troppo che quell’aria, che mi è stata sempre dan-
nosa, ora mi sarebbe dannosissima; e d’altra parte la malattia
de’ miei occhi è troppo seria per confidarla ai medici ed agli
speziali di costì. Avrei voluto almeno, allungando la strada, pas-
sare per Recanati. Ma ciò non era compatibile col profittare della
bellissima occasione che mi si è presentata. Passato qualche mese
a Napoli, se ne ritrarrò quel miglioramento che ne spero, avrò
finalmente l’incredibile piacere di riabbracciarla. Da Roma, dove
sarò domenica sera, Le darò di nuovo le mie notizie.
Sono costretto a servirmi della mano altrui, perchè quelle
poche ore della mattina, nelle quali con grandissimo stento potrei
pure scrivere qualche riga, le spendo necessariamente a medi-
carmi gli occhi.
Mi benedica, mio caro Papà; le bacio la mano con tutta
l’anima.
1870. |
A Monaldo Leopardi. |
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Mio caro Papà
Ho ricevute le sue amorosissime dei 17 e dei 21.1 Il viag-
gio ed il cambiamento dell’aria mi hanno fatto qualche bene:
ma non quanto io speravo. Gli occhi non hanno guadagnato
nulla. Obbligato a servirmi sempre del ministero altrui, appena
arrivato, pregai Antici a darle le mie notizie. Oggi ho potuto
stabilire il giorno della mia partenza che sarà lunedì per essere
a Napoli la sera appresso. A primavera senza dubbio, se Dio
mi conserva la vita, correrò a riabbracciarla; cosa della quale
non è minore impazienza la mia che la sua. Abbraccio caramente
i fratelli e a Lei ed alla Mamma bacio mille volte la mano.
Il suo Giacomo