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Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/120

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ANNO 1817 - LETTERA 48 87 l’utilissimo consiglio ch’Ella mi dà ed io presto metterò in pratica di leggere e tradurre Erodoto e gli altri tre, avrei mille cose da dirle: ma vedendo con affanno che questa lettera è eterna, e vergognandomi fieramente della mia sterminata indiscretezza, le lascio per un’altra volta, e m’affretto di dirle che la ¡ingrazierei, se trovassi parole, dell’esame che ha fatto della mia cantica; e il manoscritto non occorre che lo renda allo Stella, il quale non ne ha da far niente; ma se Ella erede che sia costi qualche suo amico il quale non isdegnerebbe di esaminarlo, Ella potrà darglielo o no secondo che giudicherà opportuno;1 che del Terenzio del Cesari non ho veduto altro che il titolo, e che vorrei sapere se Ella crede che l’opera del Cieognara mi possa esser utile, perché io oramai non mi curo di leggere né di vedere se non quello che mi può esser utile veramente, perché il tempo è corto e la mèsse vastissima. Quanto ili Beicari io mi struggo di procurarle associati e di dimostrarle il desiderio ardentissimo che ho di servirla come posso. Scrivo e fo scrivere a Macerata a Tolentino a Roma e ad altri luoghi, raccomandando caldamente la cosa. Intendo però che molti domandano del prezzo, il quale vorrei che Ella a un di presso mi potesse dire. Farò il possibile, ma con gran dolore le dico che ci spero poco:2 perché, quanto agli amatori della buona lingua, se di questa io parlassi ad alcuno qui, crederebbero che s’intendesse di qualche brava lingua di porco; e quanto ai devoti i quali Ella dice che vorranno piuttosto leggere una cosa bene che male scritta, questo m’arriscliio a dirle che non è vero. Io con tutta la poca età, ho molta pratica di devoti, e so che anzi amano molto singolarmente i libri che a noi fanno stomaco; prima per un loro gusto particolare, del quale la sperienza m’ha chiarito che e’ è veramente e non è favola; poi perché a certi concetti non già alti ma che non vanno proprio terra terra, non arrivano i poveretti; in fine (e questa è ragione onnipotente) perché se la lingua ha punto punto del non triviale, è come se il libro fosse in Ebraico, non s’intendendo nessun devoto di Dantesco; perché bisogna sapere che qui tutto quello che non è brodo o se è brodo non è tanto lungo, si chiama Dantesco; si che il Salvini, p. e., h Dantesco; il Segneri, il Bartoli, e tutti i non cattivi 1 La facoltà di dare a leggero ad altri il poeinotto, non s’accorda troppo colla rinunzia a stamparlo, facendo implicitamente supporre in G. la speranza che altri fosse per darne giudizio più favorevole. 2 Ciò non ostante, riuscì a raggranellare un non disprezzabile numero di firme, come risulta da quanto ne scriveva il Giordani al Cesari il 28 luglio ’17: o Ora posso mandarvi una notarella di undici associati al Colombino nella Marca.... Me li ha procurati il conte C-iaoomo Leopardi di Reeanati.... giovine di 18 unni, da me adorato; perché erodo che d’ingegno, di studi e di bontà pochi ne abbia avuti il mondo d’uguali: e parmi un vero miracolo «.