Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/121

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88 EPISTOLARIO sono Danteschi; ed oltre i non cattivi, fino la mia traduzione di Virgilio. E queste opinioni non sono già della plebe, ma dei dottissimi e letteratissimi, tanto che nella Capitale della molto cxcellentissima et magnifica provintia nostra, è un cotal letteratone1 che ne’ suoi scritti per tutto toscanesimo ha l’e’, che quando ci capita il ini pare immancabilmente gli fa da lacchè; e tutti hanno che diro sul suo stile che ha troppo deH’esquisito, al che egli risponde modestamente che lo stile del cinquecento è un belio stile. O qui si che le raccomando di tenersi bene i fianchi, se non vuol fare la morte di Margutte. Ma come credono che Beicari e Scaramelli e Ligorio sieno cose simili.. cosi finattantoché il libro non si vede e’ se la berranno. Basta: farò quanto potrò, e lo stesso pel suo Balcani, il quale con vero piacere ho letto come cosa piaciuta a Lei e che viene da Lei, e di eleganza certo rarissima in materie scientifiche, le quali, trattate cosi, sarebbero veramente piacevoli, dove ora sono ispide e orribili. Mio Badre la ringrazia de’ saluti suoi, e caramente la risaluta. Io poi che le dirò, caro signor Giordani mio, per consolarla della disgrazia che l’affligge? se non che questa a me pure passa l’anima, e che prego Dio acciocché il più ch’è possibile in questo mondo la faccia lieta? Consolazione non le posso dar io con questa mia eloquenza d’accattone. Gliela daran certo e copiosa il suo gran sapere e la sua vera filosofia. A scrivere a me (se vuol continuarmi questo favore) non pensi se non nei momenti di ozio, e in questi pure solo quando le torni comodo. In somma non se ne pigli pensiero più che delle cose minime, perché se vedrò ch’Ella faccia altrimenti, mi terrò dallo scriverle io, e cosi sarò privo anche di questo piacere. In verità mi dorrebbe assai ch’Ella volesse stare sul puntuale, primieramente con me, di poi in cosa che non lo merita, anzi non lo comporta. Come farò, signor Giordani mio, a domandarle perdono dell’averle scritto un tomo invece di una lettera? Veramente ne arrossisco e non so che mi dire, e contuttociò gliene domando perdono. La sua terza lettera m’avea destato in mente un tumulto di pensieri, la quarta me lo ha raddoppiato. Mi sono indugiato di rispondere per non infastidirla tanto spesso, ma pigliata in mano la penna non ho potuto tenermi più. Ho risposto a un foglietto de’ suoi con un foglione de’ miei. Questa b la prima volta che le apro il mio cuore: come reprimere la piena de’ pensieri? Un’altra volta sarò più breve, ma più breve assaissimo. Non vorrei che Ella s’irritasse per tanta mia indiscretezza: certo l’ira sarebbe giustissima, ma confido nella bontà del suo cuore. Mi perdoni di nuovo, caro Signor mio, e sappia che sempre pensa di Lei il suo desiderantissimo servo. i Cablo Eucolani, traduttore della Criatiade.