Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/137

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104 EPISTOLARIO impugnato dal Ciampi. Ella mi destò desiderio di sapere ciò ch’ella aveva notato nelle mie prose; e spero che la sua cortesia me ne compiacerà.! Le raccomando sempre sempre la sua salute. Ricordi la mia servitù al signor Conte suo padre; o mi tenga per suo affezionatissimo di cuore. — La prego a ricordarsi del Colombino. 58. Ad Angelo Mai. - Milano,2 Recanati 2 Giugno 1817. Pregiatissimo e carissimo Signore. La sua carissima delli 8 Marzo 3 non essendo di quelle che domandano risposta, io non risposi allora per non infastidirla; ma adesso che mi si dà occasione di scriverle nuovamente, rispondo che la mia traduzione di Frontone, non tanto per la svogliatezza dello Stella, quanto per mia assoluta volontà, perché non posso più approvarla, si rimane e rimarrà nelle tenebre.4 Quanto all’edizione Berlinese, se io volessi dar consigli a Lei, farei come la porca a Minerva,5 ma senza pretendere di consigliarla piglio sicurtà di dirle che, secondo me, Ella savissimamente fa a non darsi pensiero di quello che altri si cianci delle cose sue; ma per amore del vero e perché gli altri non restino ingannati, trattandosi di cosa di fatto, mi parrebbe che stésse bene alla umanità sua di porre le cose in chiaro quanto alla giacitura materiale degli scritti nel Codice, in modo che i Tedeschi e gli altri stranieri, vedendo le matte congetture di quell’Editore, non abbiano a pigliarle per verità, o credere che il fatto non istia come sta veramente, o almeno dubitare di ima cosa più che certa. Se non che Ella che ha sotto gli occhi quella edizione, saprà forse che queste cure sarebbero soverchie, e che la stoltezza di quelle congetture parla da sé. Ma lasciando Frontone e venendo al caso mio, dirò che oggetto di questa è farle sapere che io, messo da parte il Frontone italiano, per naturale ripugnanza a tornare sopra cose che disapprovo interamente, e insomma rifare uno scritto da capo a piede, ho pigliato in mano il suo Alicarnasseo, e questo, con molto più fatica e cura che non avea posto nel Frontone, ho tradotto, aggiuntevi alcune poche, e però forse meno vane, postille. E però ho voluto vedere quello che il Ciampi ha messo fuori intorno a! Dionigi, e alle sue 1 Giacomo gliene aveva già scritto due giorni prima: cfr. la lettera 54, a pp. 99-100. 2 Dalla copia di Carlo, con correzioni di Giacomo, in casa Leopardi. 3 È al n. 32. 4 Cfr. lett. 8, p. 19, nota 1. 5 Questo motto proverbiale «Sua Minervam (docet)» o» Sua cutn Minerva certamen suscipii», usato già dal Cancellieri in ima sua lettera a G. (n. 15, p. 35, paragr. 2°) e che G. ora fa suo, è cosi spiegato da Festo: «Sus Minervam in proverbio est, ubi quis docet nltenim. cuiiis ipse nescius est».