Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/144

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ANNO 1817 - LETTERE 83-66 111 non ne fo io, che ogni giorno lo conto per guadagnato. Addio, Giordani mio. M’è gran conforto il pensare a voi in questa mia per pili cagioni da qualche tempo infelicissima e orrenda vita. Di meliora pus: miglior vita al mio dolcissimo Giordani! L’Inno a Nettuno ha avuto fortuna a Roma dove meno dovea. S’arrabattano per trovare quel Ciamberlano, il quale per la paura è corso subito a intanarsi e rannicchiarsi in me, di maniera che siamo diventati tutt’uno. E si come lassù il saper leggere non è da tutti, credono che la Vaticana m’abbia somministrato l’inno (quando io a bello studio ho detto che è stata una piccola libreria di pochissimi manoscritti) e il Custode di quella biblioteca giura che scoprirà chi ne l’abbia cavato senza saputa sua. 65. Di Pietro Giordani. Piacenza 24 Luglio [1817]. Mio adorato Contino. Gran piacere certamente ricevo dalla vostra amabilissima dei 14:1 ma anche assai dolore. Oh che è questa vita vostra injeliciss ’mia ed orrenda? Perdio mi lacerate il cuore. Non so indovinare ciò che vi molesti: ma troppo chiaro veggo che non siete sano, o almeno vigoroso. Per carità abbiatevi ogni possibil cura. Esercitatevi, divertitevi. To fermamente mi son posto in cuore che voi dovete essere (e voi solo, ch’io sappia, potete essere) il perfetto scrittore italiano, che nell’animo mio avevo disegnato da gran tempo, a ima certa foggia romanzesca, come il re di Senofonte, e Porator di Cicerone, e tenni per verificato in voi, appena vi conobbi. Dunque non mancate a tanta gloria vostra, ed onor d’Italia, e consolazion mia. Vi scriverei molto lungamente su questo: ma sono maledettamente affrettato da importune brighe. Nulla ricevo da Milano della vostra lettera col parere sul Dionigi, e gli associati al Colombini: oh dorrebbemi pur assai che fosse smarrita. Se dopo ricevuta questa vi occorresse scrivermi, dirigete a Venezia per più sicurezza; poiché io (non so quando) ma pur di qua partendo debbo rivolgermi a quella parte. Oh se mi fosse conceduto di venirvi a visitare! ma è impossibile ora. Vogliatemi ricordare servo al signor Conte vostro padre: amatemi, e sopratutto conservatevi: ve ne supplico e ve ne scongiuro. Addio, caro e adorabile mio Contino. Vi abbraccio e riverisco mille volte con tutta l’anima. Perdonate il goffo e frettoloso scrivere. Addio addio. 66. Agli Accademici di Scienze ed Arti. - Vittrbo.Recanati 25 Luglio 1817. Signori. Benché non possa approvare la scelta che avete fatta di me a vostro Socio Corrispondente,3 nondimeno bisogna che ve 1 È In lettera precedente. 2 Dalla copia di Paolina, corretta da G., in casa Leopardi. 3 Quoxta nomina era stata procurata a G. dallo zio Camillo Antici, residente allora in Viterbo, il quale gliel’avova comunicata il 13 luglio con la