Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/153

Da Wikisource.

120 EPISTOLARIO 73. Ad Angelo Mai. - Milano.1 Reeanati 5 Settembre J817. Stimatissimo e carissimo Signore mio. La ringrazio della sua gentilissima tanto più cara perché m’è giunta improvvisa,2 non credendo io che quel mio povero scritto 3 mi avesse a fruttare questo piacere. Dei modi che usa meco e delle cose che nii scrive non le so dire se non che non potendo con altro, le corrispondo colla gratitudine e coll’affetto vivo e sincerissimo quanto altri potrebbe mai. Le lodi che le piace di dare al mio scritto, già si sa che non le posso accettare se non per testimonio della benignità sua. In verità io non ho voluto dire che nel Dionigi fosse turbato l’ordine dei tempi: anzi Ella vede come mi sono sforzato di provare che l’ordine che vi si trova non gli vale a farsi credere un Compendio. Ma debbo avere usato qualche parola equivoca, con cui però ho voluto significare interrompimento e non isconvolgimento della serie. Né anche mi pare di aver detto che il compilator dell’Estratto sia stato di poco giudizio: perché tutto il male che ho detto dell’Opera pigliata per Compendio, se questa si pigli per Estratto, viene a esser come non detto. Anzi, se ho a dire il vero, mi pare che chi fece l’Estratto fosse giudizioso ed intendesse bene l’autore, cosa che Ella sa quanto spesso si desideri in questi tali. Ma rivedrò il mio scritto, e trovando questi errori, li correggerò, lo dubitava che certe mie parole intorno al Ciampi potessero parer troppo gravi: ora che Ella me n’ammonisce, le muterò. Forse la Lettera si pubblicherà tra non molto, come ho scritto al nostro Giordani prima a Venezia poi a Piacenza, non sapendo che fosse tornato a Milano. Ella si figuri con quanto piacere e gratitudine riceverò il Sibillino che Ella ha pubblicato e vuol donarmi. Senz’altro i posteri peneranno a credere che Ella abbia potuto fare tante cose tanto belle in tanto poco tempo. Ora quanto non mi debbo rallegrare io che un uomo come Lei non ¡sdegni di pensare a me e scrivermi e mostrarmi tanta benevolenza? Non le sia grave, poiché ha cominciato, di seguitare, avendo per cosa ùifallibile che io, come sono, cosi sempre di cuore sarò Suo devotissimo e affettuosissimo Servo. 74. Di Pietro Giordani. Piacenza i) Settembre [1817]. Contino mio amatissimo. Vi scrissi pochi giorni sono,4 per avvisarvi die (li qua non posso muovermi, né andare a Venezia e a Vicenza. 1 Dalla copia di Paolina, corretta da G-, in casa Leopardi. 2 Manca. 3 La Dissertazione dionisiana. •t La lett. 72.