Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/157

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12 J EPISTOLARIO La natura lo ha oreato, voi l’avete in grandissima parto lavorato quel perielio -scrittore, italiano i ohe io ho in mente. Per ilio, non me lo ammazzate. Dovete sapore che nella mia mente è fisso che il perfetto scrittore d’Italia debba necessariamente esser nobile e ricco. Né orediato che sia adulazione: ché anzi la vostra dolcezza -li spaventerebbe se sapesse a qual segno io fierissimamente disprezzo più d’ogni altro canaglia i nobili, quando sono asini e superbi. Ma per molte ragioni, che un giorno dirò a stam[io, io vorrei ohe la maggior parte de’ nobili fosse virtuosa e culta; parendomi questa l’unica ragionevole speranza di salute all’Italia. E poi tante cose dee sapere e potere e volere lo scrittore perfetto, che non può volere e potere e sapere se di nobiltà e ricchezza non ò munito. Io poi lo voglio ingegnosissimo: e non conosco ( benché tanti no conosca) un ingegno maggior del vostro. Lo voglio di costumi innocentissimi; lo voglio innamorato d’ogni genero di bello: lo voglio di cuor pietoso, e di onimo alto e forte. Ed ora voi mi consolate tutto, accertandomi che sapete disprezzare gl’ingiusti disprezzi, e che della infamia temereato solo il meritarla. Oh bravo! tutti’ quelle sopradette perfezioni già le avevo in voi notate. Lo voglio erudito, lo voglio dottissimo di greco o di latino: e in queste cose non trovo in tutta Italia un uom maturo da paragonare a voi cosi garzonetto. Lo voglio innamorato del trecento; lo voglio persuaso che il solo scriver bollo italiano può conseguirsi coH’imire lingua del trecento a stile greco. Ed eccomi appunto dalla vostra degli 8 2 assicurato che voi intendete a fondo o la necessità e la possibilità di questa unione. La qual cosa avendo voi intesa, non vedo elio altro vi resti da intendere. Dunque per l’amore d’ogni cosa amabile, fate, Giacomino mio adoratissimo, di toner vivo all’Italia il suo perfetto scrittore, ch’io vedo in voi o in voi solo. Non vi avviliscano le malinconie, le languidezze presenti, i martini cUl pensiero: io le ho provato tutte nella vostra otà: e sono sopravvissuto. Io sino ai venti anni sono stato cosi moribondo che né io né altri potesse di di in di promettermi una settimana di vita: ed ho avuto molte altre calamità, che voi Dio grazia non aveto. Dunque confidatevi: amatevi, curatevi. Conservate la vostra vita, come se l’aveste in deposito dall’Italia, e come se nel deposito si conservassero grandissime sporanzo di gloria e di felicità nazionale. S’io fossi nato nobile e ricco e robusto, sarei stato il vostro precursore; ed avrei mostrato all’Italia ch’ella poteva (in questo merdoso secolo) avere uno scrittor buono, e sperarne un ottimo. Figuratevi dunque con quanta ansietà guardo voi, l’unico del qualo io speri che sia ciò che io non potei essere, e ciò che tanti e tanti noppur sanno desiderare di essere. Io ho innanzi agli occhi tutta la vostra futura gloria immortale: al che nulla vi bisogna fuorché vivere. Per l’Italia nostra, mio Giacomino, per la nostra sfortunata e cara madre, sappiate vivere. A ciò solo pensate: rei ¡qua omnia adiicimtur libi.3 Della vostra lettera dionisiana già vi scrissi come a me e al Mai (che l’ha nelle mani) pane maravigliosamente bella; e vi ripeto che la stampiate pure. Riveritemi assai assai il vostro signor 1 V. su questo argomento del perfetto scrittore italiano il discorso diretto sotto forma di lotterà a Gino Capponi nel voi. IV degli Scritti editi ed inediti di P. 0. pubblicati dal Gussalu, p. 93 (G. P.). 2 È al n. 68. s Reliqua etc.: Ugni altra cosa ti vorrà dietro. Queste parole latine sono tolto con leggiere variazioni dal Vangelo di San Matteo (VI, 33): Haec crmnia adjicientur vobis (G. P.).