Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/160

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ANNO 1817 - LETTERA 78 127 per P inclinazione, amando lui gli stessi studi che io, ma per le opinioni. Questi vi ama come è naturale solo che altri vi conosca in qualche modo, e questi è il solo solissimo con cui apro bocca per parlare degli studi; il che spesso si fa e più spesso si farebbe se si potesse senza disputa, le quali sono fratellevoli ma calde. Mi duole fieramente del vostro Panegirico che ancora è per la strada. Oh qua bisognerebbe che venissero gl’impazienti e quelli che quando desiderano una cosa ardentemente non sanno soffrire indugio. Io pure una volta avea questi vizi, ma vi so dir io che questo inferno doma tutte le passioni. Il cavalcare che mi consigliate certo mi gioverebbe, ed è uno dei pochi esercizi che io potrei fare, dei quali non è né il nuotare né il giocare a palla né altro tale, che non molto fa mi avrebbe dato la vita ed ora mi ammazzerebbe, quando io mi ci potessi provare, che è impossibilissimo. Potrei, dico, cavalcare se avessi molte cose che non ho.1 Vo contando, mio caro, i giorni e i mesi che mi bisogna passare prima di vedervi. Intanto scrivetemi spesso, come fate, per confortarmi e rallegrarmi, e se potete a lungo. La materia non vi può mancare, sapendo quanto io brami di sentirvi parlare dei nostri cari studi. Ma se le vostre brighe ancora durano, scrivetemi brevemente. Addio, carissimo. Mio padre, al quale bastò di leggere due o tre delle vostre operette per prendervi perpetuo amore, vi saluta. Io vi abbraccio con tutta l’anima. Addio. Non so se sappiate che a Roma si prepara una ristampa magnifica dell’Eneide del Caro, a spese della principessa di Galles.2 Ditemi che cosa pensate dell’edizione del Sonzogno, e se voi ci avete avuta 3 veruna parte. Appena ho scritto, che, venute le gazzette di Roma, vedo Devonshire invece di Galles, e la vanità di questo mio darvi una nuova che è già pubblica. Vedo anche promesse le stampe del Dittamondo e della traduzione di Quinto Calabro del Baldi. 1 Allude, erodo, allo strettezze economiche della famiglia, che rendevano inattuabili certi esercizi e divertimenti, utili si ma costosi; ed alcuni, come G. stesso riconosce, non più consentanei al suo fìsico, ormai rovinato dagl’improbi studi. 2 Lo aveva appreso dalla lettera (n. 75) del padre G. Silvestrini: il quale però aveva errato nell’asserire che la nuova edizione del Caro si faceva a spese della principessa di Galles, invece che della Duchessa di Dewonshire, come G. nella poscritta dico di avere appreso dalle gazzette di Roma, e come il Silvestrini corrèsse più tardi in altra lettera dei 24 febbraio ’18. 3 Nella copia si leggeva a ci avole»: G. aggiunse poi di suo pugno» avuta».